Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



La rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO A KRISHNA

Fondata nel 1944


FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D’Ambrosio Ali Krsna devi dasi

AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI: Visnupriya dasi

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NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

PREZZI ED ABBONAMENTI: prezzo a copia L. 4.500; prezzo copie arretrate L. 8.000; prezzo abbonamento annuale L. 25.000. I suddetti importi sono da versare sul C.C.P. n. 17647504, intestato ad ‘Associazione ARK-Ritorno a Krishna’, via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle val di Pesa (FI).

© Bhaktivedanta Book Trust – Tutti i diritti riservati – Ritorno a Krsna – Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989- Vol. 13 N. 4, LUGLIO-AGOSTO 2001
Fotolito: Scriba, FI.
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


Lezione del Fondatore
New York, 16 novembre 1966

CONQUISTARE L’INCONQUISTABILE

La verità suprema è conosciuta come Ajita – l’inconquistabile – ma Sri Krsna svela come si può conquistarLo.
di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna.

ananya-cetah satatam
yo mam smarati nityasah
tasyaham sulabhah partha
nitya-yuktasya yoginah

“Per colui che mi ricorda sempre, senza deviare, Io sono facilmente raggiunto grazie ad un impegno costante nel servizio devozionale, o figlio di Prstha.”
Bhagavad-gita 8.14

Ieri discutevamo di come gli impersonalisti si elevano al regno spirituale. Gli yogi e i jnani (filosofi dediti alla speculazione) sono generalmente impersonalisti. Il loro metodo consiste nel far vibrare il suono trascendentale om al momento della morte ed in questo modo trasferirsi nel mondo spirituale. Essi però non entrano nei pianeti spirituali e se non ci fermiamo nei pianeti spirituali, se rimaniamo nello spazio esterno, allora c’è il rischio di ritornare giù nel mondo materiale.
Lo Srimad-Bhagavatam (10.2.32) lo conferma:

ye ‘nye ‘ravindaksa vimukta-maninas /
tvayy asta-bhavad avisuddha-bud-
dhayah / aruhya krcchrena param padam tatah / patanty adho ‘nadrta-yusmad-anghrayah

“O Signore dagli occhi di loto, sebbene i non-devoti che si dedicano a rigide austerità e penitenze per raggiungere la posizione più elevata possono credersi liberati, non hanno ancora un’intelligenza pura. Cadono quindi dalla loro presunta posizione di superiorità poiché non hanno considerazione per i Tuoi piedi di loto.”
Per quanto possiate salire in alto in questo mondo materiale, se non vi fermerete su una qualsiasi pianeta, allora naturalmente cadrete già di nuovo. Allo stesso modo, se non ci fermiamo nell’effulgenza spirituale, sicuramente torneremo di nuovo giù. La ragione è che noi, come esseri viventi, siamo parti essenziali del Supremo. Come il Supremo, siamo saccid-ananda, eterni e pieni di felicità e conoscenza. Noi vogliamo il piacere . L’aspetto impersonale del Supremo non ci dà il piacere che vogliamo. Possiamo trovare quel piacere nei pianeti spirituali. Recandoci su qualsiasi pianeta spirituale, allora otterremo felicità spirituale e scambi di piacere.
Perciò Sri Krsna dice: anaya-cetah satatam yo mam smarati nityasah. Ananya-cetah significa “senza deviare.” Ciò vuol dire non prendere in considerazione jnana, yoga o qualsiasi altro metodo – ma semplicemente il metodo devozionale, il metodo dell’abbandono: “O mio Signore, io sono il tuo eterno servitore. Per favore permettimi di servirTi. Impegnami al Tuo servizio. “ Questo è detto ananya-cetah.
Ananya-cetah satatam. Satatam significa sempre, ventiquattro ore al giorno, cento per cento, senza deviare. Questa è la coscienza di Krsna. Chiunque è impegnato nella coscienza di Krsna in questo modo – ventiquattro ore al centro per cento – ricorderà sempre Krsna: yo mam smarati nityasah.
Supponi di essere impegnato in un lavoro. Com’è naturale penserai sempre a quel particolare lavoro. Quando vai in ufficio e lavori, devi pensare sempre agli affari dell’ufficio. Ciò è molto naturale. Allo stesso modo, se t’impegni ad operare per la coscienza di Krsna, naturalmente penserai sempre a Krsna.
Perciò è detto, yo mam smarati nityasah: “Ricordati sempre di Me.” Tasyaham sulabhah partha: “Caro figlio di Prstha, Arjuna, da una persona così Io sono facilmente raggiunto.” Sulabhah significa “molto facile da raggiungere”.
Dio, Krsna, è chiamato Ajita. Ajita significa che nessuno può conquistare Dio. Dio è illimitato e le Sue funzioni e le Sue attività sono illimitate. In accordo alle Sue attività anche i Suoi nomi sono illimitati. Perciò questo è uno dei Suoi nomi: Ajita. Ajita significa “la persona che non è mai con quistata”. Nessuno può conquistare Dio: perciò il Suo nome è Ajita. C’è un verso molto bello nello Srimad-Bhagavatam (10.14.3):

jnane prayasam udapasya namanta
eva / jivanti san-mukharitam bhavadiya-vartam / sthane sthitah sruti-gatam tanu-van-manoghir / ye prayaso ‘jita jito ‘py asi tais trillokyam

“Coloro che pur mantenendo la loro posizione sociale costituita abbandonano il metodo della conoscenza speculativa e con il corpo, le parole e la mente offrono tutto il rispetto alle descrizioni della Tua persona e delle Tue attività, dedicando la loro vita a queste narrazioni che sono vibrate personalmente da Te e dai Tuoi puri devoti, certamente conquistano Tua Grazia, benché Tu non possa essere conquistato da nessuno in questi tre mondi.”
Brahma sta pregando Sri Krsna e dice: “Ponendo fine all’inutile tentativo di capire il Supremo con la propria conoscenza limitata…” I teosofi e filosofi anno dopo anno, vita dopo vita si chiedono : “Che cos’è Dio? Che cos’è Dio? Che cos’è la Verità Assoluta’” Per esempio, mandiamo satelliti nello spazio e chiediamo; “Qual è la lunghezza e la larghezza dello spazio?” Questa è la filosofia della rana, come ho spesso spiegato. Una rana cerca di misurare la lunghezza e la larghezza dell’Oceano Atlantico. Capite? Una rana la cui vita si svolge dentro un pozzo di poco più di cinquanta litri di volume, cerca di misurare la lunghezza e la larghezza dell’Oceano Atlantico e Pacifico. Ugualmente, il nostro tentativo di misurare lo spazio esterno è altrettanto inutile. E cosa dire di questo spazio. Il tentativo di conoscere in lungo e largo Dio, con la nostra conoscenza limitata, è inutile. Non è possibile.
Pertanto il Bhagavatam raccomanda: jnane prayasam udapasya: “Abbandona questa stupida abitudine di cercare di misurare il Supremo.” Non è possibile. E’intelligente quella persona che ha deciso: “E’ inutile. E’ inutile cercare di capire Dio con la mia conoscenza limitata.”
Brahma poi dice, namanta eva: “Sottomettiti. Cerca di capirelal tua posizione. Tu sei una particella del tutto insignificante della creazione. Abbandona questo tentativo di capire il Supremo con la tua conoscenza limitata e diventa sottomesso.”


DALLE LABBRA DI KRSNA

Allora qual è il metodo? Sanmukharitam bhavadiya-vartam: “Cerca di capire il Supremo da una fonte autorevole. “ Mukharita significa “dalle labbra di anime realizzate”. Per esempio, Arjuna impara a conoscere Dio da Krsna stesso, dalle labbra di Krsna. Questo è il metodo. Nello stesso modo, dobbiamo imparare a conoscere Dio dalle labbra di Arjuna o da un suo rappresentante autentico.
Sthane sthitah: Non importa chi uno sia. Indiano o Europeo o Americano o Giapponese o Indù o Musulmano – non importa. Sthane stitah: “Resta al tuo posto. Questo non ha importanza.” Sruti-gatam: “Cerca di capire con i tuoi orecchi, ascoltando direttamente.” Sruti significa ascoltare con i proprio orecchi.
Poi cerca di mettere in pratica ciò che hai ascoltato. Tanu-van-manobhir ye prayasah ajita: “Mio caro Signore, Tu sei inconquistabile, ma ti lasci conquistare da una persona che semplicemente Ti ascolta.” E’ un metodo così facile. Dio è inconquistabile, ma diventa conquistabile. E’ conquistato da un devoto che, rinunciando allo sciocco metodo di cercare di comprenderLo con la sua conoscenza limitata, si sottomette. Devi solo cercare di ascoltare dalla fonte giusta e applicarlo alla tua vita. Allora potrai conquistare il Supremo.
Similmente, Sri Krsna dice tasyaham sulabhah. Sulabhah significa: “Io sono facilmente raggiungibile.” Dio non è facilmente raggiungibile. E’ molto difficile raggiungerLo. “Ma per una persona che è costantemente cosciente di Krsna”, il Signore stesso dice: “Per lui sono facilmente raggiungibile.”
Allora perché non adottate questo metodo? C’è un bel verso nella Brahma-samhita. La spiegazione è che una persona che cerca di capire Dio con i suoi sensi non avrà successo. Il metodo ascendente e l’atro è avaroha-pantha, il metodo discendente. Aroha-pantha significa: “Io comprenderò Dio con la mia conoscenza. Non ho bisogno di nessuna autorità, di nessun libro. Io capirò. Io mediterò, io penserò, io farò della filosofia e capirò Dio.” Avoraha-puntha aal contrario , significa trarre la conoscenza da un’autorità.
Nei riguardi di colui che cerca di capire il Supremo con la sua conoscenza limitata, la Brahma-samhita (5.34) afferma:

panthas tu koti-sata-vatsara-sampragamyo / vayor athapi manaso minipungavanam / so ‘py asti yat prapadasimny avicintya-tattve / govindam adipurusam tam aham bhajami

“Aodro Govinda, il Signore originale, del Quale solo la punta del piede di loto può essere avvicinata dagli yogi che aspirano alla trascendenza e si dedicano al pranayama controllando il respiro, o dai jnani, che si sforzano di scoprire il Brahmana non-differenziato con il metodo del rifiuto della materia, per migliaia e milioni di anni.”
Conoscete la velocità della mente. Siete seduti qui e subito potete pensare a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Ecco questa è la velocità della mente. Allo stesso modo, la velocità dell’aria è di migliaia di chilometri al secondo. Così qui viene dato l’esempio che se il più grande pensatore – muni pungavanam – continua a cercare per milioni di anni alla velocità della mente o dell’aria, troverà ancora che la materia è inconcepibile.
Ma ecco un’informazione precisa. Nella Bhagavad-gita apprendiamo che per colui che pensa sempre a Krsna: “Io sono molto facilmente raggiungibile.” Rasyaham sulabhah partha. “Perché diventi così facilmente raggiungibile per questa persona?” Perché nitya-yuktasya yoginah: “Oh, perché essa è impegnata costantemente – ventiquattro ore – al Mio servizio. Non posso dimenticarla.”
Questo è il metodo. Sottomettiti e attira l’attenzione di Dio. Allora avrai successo. Il mio Guru Maharaja era solito dire: “Non cercare di vedere Dio, ma opera in modo tale che Dio voglia vederti. Dio si prenderà cura di te. Non cercare di vedere Dio.”
Questo è il metodo.
Non dovremmo pensare: “Voglio vedere Dio. O Dio, per favore vieni e mostraTi a me”, come se Dio fosse il mio servitore. Dio non è il servitore di nessuno. Devi obbligarLo con il tuo amore, con il tuo servizio. Questo è il metodo. Qui è detto; tasyaham sulabhah partha. Per chiunque sia impegnato nella coscienza di Krsna in questo modo, in questo modo sottomesso, sempre, costantemente, senza deviare – oh, per lui, Dio è facilmente raggiungibile, anche se rimane inconquistabile.


UN METODO FACILE

Allora seguite questo metodo, la coscienza di Krsna. E’ molto facile, Questo metodo è stato portato all’umanità dal Signore Caitanya e fu apprezzato da Rupa Gosvami, il primo discepolo del Signore Caitanya. Rupa Gosvami era ministro al servizio del governo maomettano del Bengala e diventò discepolo del Signore Caitanya. Quando lo incontrò per la prima volta. Gli fece dono di se stesso con questo verso:

namo maha-vahanyaya
krsna-prema-pradaya te
krsnaya krsna-caitanya
namne gaura-tvise namah

“Mio caro Signore Caitanya, Tu sei la personalità più magnifica, la persona più caritatevole.” Perché? “Tu permetti di raggiungere Krsna molto facilmente. Perciò nessuno è paragonabile a Te nel fare la carità.”
Noi vogliamo Krsna. Noi desideriamo ardentemente Krsna – il più attraente, il più bello, il più opulento, il più potente, il più sapiente. Questo è il nostro ardente desiderio Noi desideriamo ardentemente il bello, il potente, il saggio. Raso vai sah: Krsna è la sorgente di tutto. Basta che prestiate la vostra attenzione a Krsna e otterrete tutto, qualunque cosa desideriate. Qualunque cosa desideri il vostro cuore, sarà esaudito per mezzo della coscienza di Krsna.
Questa coscienza di Krsna fu data dal Signore Caitanya. Perciò Rupa Gosvami disse: “Tu sei la personalità più potente e caritatevole. Nessuno ha dato una cosa così grande – Krsna.” Tutti noi desideriamo Krsna. Il metodo per ottenerLo è dato da Krsna stesso nella forma del Signore Caitanya. Qui Krsna dice: tasyaham sulabhah partha “Io divento facilmente raggiungibile per lui.” Per chi? “Per colui che è costantemente impegnato nella coscienza di Krsna.”
Gli impersonalisti si trasferiscono nel mondo spirituale immergendosi nell’effulgenza spirituale. Se però rimani ventiquattro ore al giorno in coscienza di Krsna, allora andrai nel pianeta dove c’è Krsna. Dunque qual è il vantaggio? Il vantaggio è indicato nel verso seguente:

mam upetya punar janma
duhkhalayam asasvatam
napnuvanti mahatmanah
samsiddhim paramam gatah

“Mio caro Arjuna, chiunque venga da Me con questo metodo, la coscienza di Krsna, non ritornerà più nel mondo materiale che è pieno di sofferenze.”
Il mondo materiale è definito duhkhalayam dal Signore Supremo. Il creatore. Duhkhalayam significa “il luogo delle sofferenze”. Come potete renderlo confortevole? Con il vostro cosiddetto progresso scientifico? No. Non è possibile. Noi non sappiamo però che cos’è duhkha, la sofferenza. La vera sofferenze è la nascita, la morte, la vecchiaia e la malattia, ma noi le abbiamo messe da parte. Poiché non sappiamo risolvere queste cose, non ce ne interessiamo. Ci interessiamo di satelliti e di bombe atomiche. Questo è il nostro progresso scientifico. Perché non risolvete queste cose importanti che ci causano sempre tanta sofferenza? Non avete il potere di risolverle.
Ecco qua la soluzione Krsna dice: mam upetya punar janma … : “Chiunque raggiunga la mia dimora, non tornerà più indietro.” Ritornare dove? Duhkhlayam asasvatam: “In questo luogo, che è pieno di sofferenza.”
Cerca soltanto di capire che questo luogo è pieno di sofferenza. Sotto l’influsso dell’ignoranza non possiamo capire. I gatti, i cani e i maiali non possono capire la miserevole condizione della loro vita. Un essere umano è chiamato animale razionale. Gli esseri umani sono animali, ma sono razionali. Questa razionalità però viene usata per soddisfare tendenze animali. Questa razionalità non viene usata per liberarsi da questa condizione miserevole. Questo è un cattivo uso della razionalità
Ecco la soluzione. Krsna dice: “Chiunque rimanga in coscienza di Krsna ventiquattro ore al giorno, senza deviare, torna da Me, non nascerà più in questa vita miserabile.” Perché? Mahatmanah samsiddhim paramam gatah: “Essi sono grandi anime ed hanno raggiunto lo scopo più elevato della vita.”

Grazie molte.



LUOGHI SPIRITUALI
IL TEMPIO DEL SUPREMO INCANTATORE

Il tempio di Radha-Mohana fu il primo fra i numerosi templi di Vrndavana costruito dai seguaci del Signore Caitanya Mahaprabhu.
di Vrindavani Devi Dasi

“Glorie ai misericordiosissimi Radha e Madana-Mohana! Sono debole e sconsiderato, eppure Essi sono la mia guida e i loro piedi di loto sono tutto per me”.

-Srila Krsnadasa Kaviraja Gosvami

Nel 1515 il Signore Caitanya Mahaprabhu inviò Rupa Gosvami e Sanatana Gosvami, due dei Suoi più eminenti discepoli, a Vrndavana con quattro incarichi: scrivere libri devozionali, insegnare e diffondere le regole del servizio devozionale, ritrovare i luoghi dimenticati dei passatempi di Radha-Krsna e costruire templi per l’adorazione delle divinità. I Gosvami eseguirono tutti questi incarichi.
Per primo fu costruito il tempio di Sri Radha-Madana-Mohana (Radha con Krsna “colui che affascina (mohana) Cupido (madana)”). Come molti altri templi di Vrndavana, il tempio originario fu saccheggiato durante un’invasione mongola nel 1670. Oggi rimane una parte del vecchio tempio in cima alla collina Dvadashaditya. Un tempio nuovo fu costruito vicino al vecchio. Oggi insieme a due miei figli mi propongo di visitare entrambi i templi.
Molte strade di Vrndavana sono vecchie e troppo strette per una macchina, perciò compiamo il tragitto servendoci di un risciò. L’uomo che ci guida, Vijay, è di Mayapur, Bengala occidentale, il luogo di nascita del Signore Caitanya Mahaprabhu. Vijay ci fa da guida indicandoci i luoghi santi lungo il percorso. Mentre passiamo, abitanti del posto ci gridano “Radhe! Radhe!” e incoraggiano i miei figli a ripetere questa dolce glorificazione di Srimati Radharani. Quando i miei figli lo fanno, le persone sorridono.
Arriviamo all’esterno del nuovo tempio e Vijay ferma il risciò e ci dice: “Radha-Madana-Mohana.”
Appena entriamo nel complesso, sono percorsa da un’ondata di eccitazione. Il cortile del tempio è uno dei più grandi a Vrndavana e l’ultima volta che ci sono venuta mi trovai con alcune centinaia di devoti che eseguivano un potente kirtana.Oggi ci siamo solo noi tre e il tempio è silenzioso. Precediamo verso l’altare per vedere le belle divinità, che sono state decorate con complicati disegni di polpa di sandalo. Oggi chi si prende cura delle divinità è Brajesh Goswami di circa quattordici anni. I componenti della sua famiglia, custodi del tempio, appartengono alla linea disciplica che discende da Srila Sanatana Gosvami. Adorano le divinità seguendo severe regole. Brajesh ci chiede da dove veniamo e ci offre della caranamrta (acqua del bagno delle divinità)
Alcuni bambini seduti vicino all’altare ci guidano verso il giardino del tempio. In una zona alberata, ci indicano uno dei bhajana kutir di Sanatana Gosvami, capanne dove egli sedeva per pregare, cantare e meditare. Lì vicino si trova un pozzo che si dice sia stato scavato da Madana-Mohana stesso con il suo flauto. Prima che ce ne andiamo, i bambini ci ricordano di visitare il vecchio tempio indicandocene la direzione.


MADANA GOPALA

Madana-Mohana, Govindaji e Gopinatha sono conosciuti come le divinità protettrici di Vrndavana. I maestri spirituali della linea del Signore Caitanya dividono il servizio devozionale in tre parti: ristabilire la nostra relazione con Krsna, agire secondo questa relazione e ottenere il puro amore per Krsna. Madana-Mohana sovrintende alla prima fase: Egli aiuta i nuovi devoti a ristabilire la perduta relazione con Lui, attraendoli in modo particolare. Il nome di Krsna Madana-Mohana significa che egli è così affascinante che attrae perfino Cupido, che ha il potere di attrarre tutti in questo mondo. Adorando Madana-Mohana significa che egli è così affascinante che attrae perfino Cupido, che ha il potere di attrarre tutti in questo mondo. Adorando Madana-Mohana possiamo superare l’attrazione per Cupido (o piacere dei sensi) e ci leghiamo a Krsna. Cinquecento anni fa la divinità di Madana-Mohana era conosciuta come Madana Gopala. Advaita Acarya, un intimo associato del Signore Caitanya, scoprì la divinità in un luogo vicino al fiume Yamuna, oggi noto con nome di Advaita Vata. Quando Advaita Acarya ritornò in Bengala, affidò la divinità alle cure di un brahmana della vicina Mathura di nome Purushottama Chobey. Egli aveva molti figli e per il suo intenso amore per Madana Gopala trattava la divinità come uno dei suoi figli.
Un giorno Sanatana Gosvami, mentre camminava lungo la riva del fiume Yamuna, vide Madana Gopala nella Sua forma di pastorello che giocava con i Suoi amici. Madana Gopala, quando vide Sanatana Gosvami, smise di giocare attratto dalle attività devozionali del Suo grande devoto. Quella notte Madana Gopala apparve in sogno a Sanatana Gosvami.
“Grazie al tuo grande amore per Me”, gli disse il Signoe, “Mi sento attratto da te e voglio venire a vivere a Vrndavana con te. Io mi trovo nella casa di Purushottama Chobey a Mathura. Recati là domani a chiedere la carità e riportami con te a Vrndavana.”
Sanatana rispose che poiché era povero non sapeva come fare per servire degnamente la divinità, ma Madana Gopala gli assicurò che avrebbe provveduto Lui stesso ad organizzare il Suo servizio.
Quella notte anche Purushottama sognò Madana Gopala, che gli disse, “Tu hai molti figli, mentre Sanatana non ne ha. Quando verrà a casa tua domani, consegnaMi a lui,” Il giorno seguente Purushottama dette la divinità a Sanatana Gosvami, che costruì un altare fatto di rami e foglie accanto alla sua casetta col tetto di paglia.


IL VECCHIO TEMPIO

Vijay pedalando ci conduce ai piedi della collina Dvadashaditya e noi saliamo gli scalini che conducono al tempio originale, che fu inaugurato nel 1580. A causa del suo interesse storico è sotto la tutela del governo indiano. La cupola principale, punto di riferimento a Vrndavana, ha la forma di una bottiglia gigante ed è intarsiata con simboli di buon auspicio.
Il tempio sorge dove Sanatana Gosvami visse con Madana-Mohana. Sanatana, scrivendo e compiendo incessantemente altre pratiche devozionali era assorto in una felicità spirituale. Conoscendo l’animo del Suo grande devoto, Madana-Mohana accettava l’umile offerta di Sanatana di semplici chapati (pane non lievitato).
Un giorno però Madana-Mohana chiese a Sanatana: “Potresti mettere almeno un po’ di sale sul Mio chapati?”
Quando Sanatana rispose che non era in gradi di procurare il sale, Madana-Mohana provvide da solo. Quel giorno un ricco mercante di nome Ramdasa Kapoor stava trasportando un grande carico lungo il fiume diretto ad Agra quando la sua imbarcazione si arenò su un bando di sabbia vicino la collina Dvadashaditya, procurandogli grande ansietà. Assumendo la forma di un pastorello Madana-Mohana andò ad informare Ramdasa. Gli disse che in cima alla vicina collina viveva un grande santo di nome Sanatana Gosvami che certamente avrebbe potuto aiutarlo. Ramdasa salì sulla collina e chiese a Sanatana come fare con la barca. Sanatana gli rispose di pregare Madana-Mohana, perché solo Lui avrebbe potuto aiutarlo.
Ramdasa segui il consiglio di Sanatana e mentre pregava cadde un’abbondante pioggia. Subito il livello del fiume si alzò, disincagliando la barca. Prima di partire per Agra, il mercante, grato, lasciò una grande quantità di sale del suo carico per Madana-Mohana.
Quando Ramdasa tornò a Vrndavana, avendo realizzato un grande guadagno, dette a Sanatana Gosvami il denaro per costruire un tempio. Donò inoltre provviste di cibo, begli abiti e gioielli per Madana-Mohana.
La posizione del tempio in cima alla collina offre una magnifica vista panoramica di Vrndavana. Guardando in basso vedo la Yamuna e Kaliya Ghat, dove l’imbarcazione si era arenata.


IL SAMADHI DI SANATANA GOSVAMI

Su un pendio erboso dietro al tempio visitiamo i samadhi (monumenti commemorativi) di Sanatana Gosvami e di alcuni altri devoti, compresi Tapana Misra e Candrasekhara Acarya, associati del Signore Caitanya. Dopo una lunga vita dedicata al servizio devozionale, Sanatana Gosvami lasciò questo mondo sulla collina Govardhana. Il suo corpo fu trasportato qui per essere sepolto vicino alle sue amate divinità, Radha-Madana-Mohana.
Nelle loro forme spirituali, le grandi persone sante risiedono eternamente nei loro samadhi per benedire coloro che cercano rifugio in loro. Mentre verdi pappagalli svolazzano intorno e scompaiono nel fogliame dei numerosi alberi, vecchi sadhu siedono vicino ai samadhi, alcuni cantano sui loro grani, altri parlano tranquillamente tra di loro. Sono felici di essere in un luogo sovraccarico di spiritualità, Immagino che uno dei sadhu potrebbe essere Sanatana Gosvami stesso, che veglia su tutti coloro che si recano qui. In questo luogo vi è anche un raro granta samadhi, che contiene alcuni scritti originali dei Gosvami.
Sanatana Gosvami era il fratello maggiore di Rupa Gosvami, che considerava Sanatana il suo guru, Un verso descrive le loro grandi qualità;: “A Vrndavana Rupa Gosvami e Sanatana Gosvami erano la fonte dell’amore naturale e della misericordia. Erano i migliori fra i devoti, oceani di gentilezza e amici dei poveri. Avevano un’irremovibile devozione per Radha e Krsna. Rinunciando a tutti i piaceri del mondo, cantavano sempre le glorie dei boschetti di Vrndavana e dei piedi di loto di Srimati Radharani. Perciò questi due fratelli sono i doni del Signore Caitanya Mahaprabhu, l’oceano di misericordia. La loro assenza mi ha reso orfano.” ( Bhakti-ratnakara)
Seduta vicino al samadhi di Sanatana Gosvami, mi sento onorata ed in grado di apprezzare ciò che egli e i suoi associati hanno fatto. Nell’era moderna, il suo seguace Srila Prabhupada ha diffuso il messaggio di Vrndavana in occidente ed ora tutti hanno l’opportunità di visitare i luoghi santi e di imparare il sevizio devozionale.

Vrndavani Devi Dasi si unì all’ISKCON nel 1980. Abita con la sua famiglia vicino al Bhaktivedanta Manor in Inghilterra. E’ lieta di porgere i suoi ringraziamenti a Vraka Kishor Goswami per averla aiutata a scrivere questo articolo



PRATICARE L’AMORE PER KRSNA

Col bhakti-yoga possiamo finalmente riunirci con la persona che abbiamo sempre desiderato
di Sridhara Swami
Una lezione data il 12 dicembre 2000, al numero 26 della Seconda Avenue a New York City, primo tempio dell’ISKCON.

Stasera leggeremo dal Sesto Capitolo della Bhagavad-gita, che tratta del dhyana-yoga yoga della meditazione. I versi 13-14 dicono: “Bisogna tenere il corpo, il collo e la testa dritti su una linea retta e fissare lo sguardo sulla punta del naso. Così con la mente quieta e controllata, completamente liberi dalla paura e dal desiderio sessuale, si deve meditare su di Me nel cuore e fare di Me il fine supremo dell’esistenza. “

La spiegazione di Srila Prabhupada di questi versi inizia così: Il fine della vita è conoscere Krsna che vive nel cuore di ogni essere come Paramatma, la forma di quattro braccia di Visnu.” La stessa forma di Visnu o Narayana esiste nel cuore di ogni essere vivente come anima di tutte le anime e dirige il vagare di tutti gli esseri viventi attraverso la creazione cosmica. Ci sono due anime: l’anima individuale la persona che guarda con gli occhi e l’Anima Suprema, il Signore Supremo che risiede nel cuore di ciascuno di noi.
I sostenitori del fai da te, dicono “Devo mettermi in contatto con il mio vero sé.” Essi ragionano sul piano materiale. “Il mio vero sé non è un dottore, è un avvocato e non appena realizzerò che son un avvocato sarà felice.”
Il problema però è molto più profondo di questo. Il vero sé e aja, “non nato” e nitya “eterno”. Il vero sé non muore quando il corpo muore. Il vero sé desidera ardentemente mettersi in relazione con la Persona Suprema, ma cerchiamo nel posto sbagliato, Tutti noi cerchiamo amicizia, amore guida e conoscenza, ma li stiamo cercando nel mondo fenomenico e ciò è sbagliato perché il nostro migliore amico è dentro il nostro cuore.
E’ difficile vedere il naso che è proprio davanti a voi. Allo stesso modo, per noi è difficile vedere la Superanima che è dentro di noi. Essa è isvara, il controllore supremo e senza la sua approvazione non si muove neppure un filo d’erba. Essa controlla tutti gli universi, la gravita, il tempo, ma si rende raggiungibile. Avete mai lavorato per qualcuno che non ha tempo per voi Krsna è il controllore di tutto, ma è da sempre a vostra disposizione. E non solo per voi, ma anche per me. Questo è il bello di Krsna. Egli è con tutti noi individualmente.
Il fine dello yoga è aiutarci ad entrare in contatto con la persona che risiede nei nostri cuori. Si potrebbe dire che lo yoga è un organizzatore d’incontri.
Non più di alcune centinaia di metri da questo posto sta svolgendo osi una lezione di yoga. La maggior parte delle persone pensano che lo yoga sia o un mezzo per perdere peso, in modo da avere una vita sessuale migliore o per immergersi nel Brahman perdendo la propria individualità, che equivale ad un suicidio spirituale. Essi però sbagliano il fine e sbagliano la pratica. Una persona deve praticare delle posizione da seduta per respirare in modo appropriato, ma questo non è lo scopo finale. Il vero yoga è astanga-yoga, il metodo in otto fasi, Inizia con yama e niyama, regole e norme che richiedono di essere strettamente vegetariane praticare il celibato.
Il sesso è il più grande piacere materiale e l’amore per Dio è il più elevato piacere spirituale. Per alcune persona è scoraggiante sapere che devono scegliere. La vera cosa da capire è che il piacere della vita sessuale ha una pesante ricaduta. C’è un vecchio detto che dice che se tu afferri la punta di un bastone, raccogli anche l resto del bastone. Se vuoi il piacere dei sensi, devi prendere anche il dolore dei sensi – sukha e duhkha, felicità e infelicità.
Alcuni di noi hanno vissuto dure esperienze, traendone qualche realizzazione. Non ne ho una perfetta comprensione, ma nel profondo del mio cuore so che quando sarà libero dal desiderio, dalla collera, dall’avidità e dall’invidia, questo genere di purezza mi porterà una felicità al di là di ogni paragone. Io voglio quella e sono preparato ad essere paziente, determinato ed entusiasta per ottenerla, perché ho visto che in questo mondo, praticamente parlando, c’è solo sofferenza. Si potrebbe dire che ciò che porta una minore sofferenza è piacevole. Io però voglio un piacere sempre crescente. Questo piacere esiste, ma per ottenerlo si richiede uno sforzo. Col metodo del sankirtana – cantare, prendere cibo spirituale, vivere una vita semplice, associarsi con altri devoti e praticare sinceramente – potete ottenere la perfezione del piacere.
Krsna dice “Tra tutti gli yogi, colui che con fede Mi adora è il più elevato di tutti.” Krsna è la Persona Suprema il Signore Supremo. E’ colui che espone la Bhagavad-gita e ci dice che tra tutti gli yoga – jnana-yoga, dhyana-yoga, astanga-yoga, friya-yoga, questo yoga, quello yoga – il più elevato, la via per raggiungerLo e il bhakti-yoga. Dopo jnana o conoscenza viene l’amore. Dopo molte molte vite trascorse nell’analizzare il mondo materiale, si realizzerà vasudevah sarvam iti: niente è superiore a Krsna. Egli è il fine ultimo.
Amare Krsna, essere amati da Krsna, tornare finalmente da Lui dopo così tanto tempo, riunirci finalmente con la persona che da sempre abbiamo desiderato e non dividerci mai più da Lui - questo è bello. Questo può essere ottenuto con il bhakti-yoga.
Bhakti-yoga è il metodo con cui arriviamo ad amare Krsna. Nel verso diciassette di questo capitolo Krsna dice. “Chi è moderato nel mangiare e nel dormire, nello svago e nel lavori. Può mitigare tutte le sofferenze materiali con la pratica dello yoga.” Srila Prahbupada scrive: Esagerare nel mangiare dormire, difendersi e accoppiarsi – che sono esigenze del corpo – può essere un freno al nostro avanzamento sulla via dello yoga. Il problema alimentare può essere risolto solo nutre dosi con un cibo consacrato.” Noi mangiamo cibo vegetariano ma non siamo vegetariani. Siamo “Krsnatariani.” I conigli sono vegetariani, gli elefanti sono vegetariani. Allora? Krsna dice: “Se tutto quello che puoi offrire è una foglia, un fiore o un frutto, offrilo con amore. E prendi i resti, il prasadam. Ciò che voglio è la tua devozione.” Non solo la cucina vegetariana indiana è deliziosa, ma nel Krsna prasadam c’è qualcosa di indescrivibilmente delizioso. Posso distrarmi pensando al sesso illecito, agli intossicanti (difficilmente ma possibile), al gioco d’azzardo (qualche volta speculiamo), ma mangiare la carne – dimenticato. Non ci penso mai. Poiché abbiamo veramente sviluppato un gusto superiore per il Krsna prasadam. Noi regoliamo le nostre attività prendendo Krsna prasadam. Per quanto riguarda il dormire, tutto il tempo non necessario trascorso a dormire è considerato una grave perdita. Un devoto usa ogni momento della giornata a perseguire il suo scopo. Nessuno di noi qui ha un contratto che gli garantisce cento anni di vita. Potremmo andarcene molto presto. Non lo sappiamo. Pertanto è importante essere seri nella vita spirituale. Una persona cosciente di Krsna non sopporta di trascorrere un minuto della vita senza essere impegnato nel servizio al Signore. Perciò dormire è ridotto ad un minimo.
I Gosvami di Vrndavana mangiavano, dormivano, si lavavano – tutto in mezz’ora o un’ora. Essi erano così assorti nella vita spirituale. Non potremo mai raggiungere quel livello, ma possiamo trovare un impegno di servizio che ci occupi ogni giorno dell’anno. Durante il sonno, avremo bei sogni di Krsna e dei Suoi devoti e ci alzeremo e inizieremo il nostro servizio e i nostri cuori saranno gioiosi.
Poiché la persona cosciente di Krsna è regolata nel lavoro, nel parlare, nel dormire, nel vegliare e nelle altre attività del corpo, non sperimenterà sofferenza. Questo può essere visto in pratica. Se qualcuno si sottopone a qualche stress, un amico gli potrebbe dire: “Toglitelo dalla mente: immergiti nel lavoro.” Le persone fanno così come terapia. Qui la Gita raccomanda di seguire una terapia permanente. Lavorare per Krsna. Sarai così assorto che non temerai neanche la morte.
La determinazione viene dall’essere costantemente impegnati nel servizio di guru e Krsna. Nel mondo spirituale le gopi fanno a gara per servire Krsna. C’è così tanto lavoro da fare per Krsna che ne puoi essere assorbito completamente. Amare è un verbo ma anche un nome. Per sentirsi pienamente soddisfatti, bisogna praticare l’amore per Krsna. Dovete servirLo.

Sua Santità Sridhara Swami, un discepolo anziano di Srila Prabhupada, accettò sannyasa. L’ordine della rinuncia, nel 1975. Originario del Canada ha trascorso molti anni ad insegnare la coscienza di Krsna in India. E’ un membro emerito della commissione di governo ISKCON.



Radharani
L’ASPETTO FEMMINILE DI DIO

La comprensione Vaisnava della Suprema Verità dà una risposta soddisfacente alla domanda: “Dio è maschio o femmina?”
Di Satyaraja Dasa

Essenza di bellezza e di relazioni,
Quintessenza di felicità e compassione,
Personificazione di dolcezza e splendore,
Simbolo di scaltrezza, riconoscente in amore:
Possa la mia mente trovare rifugio in Radha.
Quintessenza di tutte le essenze

-Prabodhananda Sarasvati

Mia sorella Carol negli ultimi anni è diventata una femminista radicale. Ho potuto seguire questo suo sviluppo. Mentre divorava libro dopo libro sul fallimento del patriarcato e delle società maschiliste, venne a trovare me – il fratello, che adora un Dio “maschile” – ritenendomi vittima di filosofi che fanno delle discriminazioni basate sul sesso e abbindolato da uomini che hanno poca considerazione per le donne. In altre parole, lei sapeva che io adoravo Krsna, che chiaramente è maschile e questo per lei era sufficiente ad associarmi a coloro che disprezzano le donne. Ciò la confondeva, sebbene il vedere che io non usavo un ambiguo linguaggio maschilista, che nonostante adorassi un Dio maschile ero leale e imparziale – non ero solito parlar male delle donne.
Decise che ero abbastanza intelligente per avere un confronto diretto con me.
“Perché adori Krsna quel ragazzo dalla carnagione blu?” chiese. “Perché vedere Dio esclusivamente al maschile? Perché non avere una visione di Dio al femminile?”
“Bene”, risposi subito, un po’ seccato, come se in una conversazione di due minuti si potesse riassumere il punto di vista teologico di una persona, “Egli è Dio.” “Ed inoltre”, aggiunsi, “noi non rappresentiamo Dio a nostro piacere. Traiamo la nostra conoscenza da fonti autorevoli, le scritture, o i Veda dall’India o le scritture occidentali come la Bibbia o il Corano.”
“Ma come fai ad esserne certo?” chiese. “Può darsi che quei libri ti prendano in giro. Io direi che Dio dovrebbe essere visto come il principio fondamentale al femminile, con tutta la sensibilità e la disponibilità che questo comporta.”
“Ma questo non è discriminazione sessuale vista dalla parte opposta?”
Speravo che la domanda la facesse ripensare a quello che avevo detto.
“Se Dio è in definitiva il supremo femminino, questo non esclude gli uomini dall’equazione? Non sarebbe come dire che la forma femminile è migliore di quella maschile? Saresti colpevole proprio di ciò di cui tu accusi la religione basata sul patriarcato”.
Dopo una pausa replicò “Ma tu continui a dire che Dio è maschile …”
“Prima di tutto”, la interruppi, “secondo la coscienza di Krsna, Dio è sia maschile che femminile. Non è forse questa una visione più egualitaria di Dio?”
“Bene, forse – se è vero”, disse. Ancora scettica su una tradizione (e su un fratello) che lei non aveva fatto altro che vedere come soggetti che discriminano sulla base del sesso.
“Guarda”, dissi, “Krsna nella letteratura vedica è descritto come Dio perché ne ha tutte le qualifiche. Come sai che il Presidente degli Stati Uniti è il Presidente? Perché ha le qualifiche del Presidente. Egli ha certe credenziali. Non basta che tu ti ‘immagini’ che qualcuno sia il presidente ed ecco – puff! – egli è Presidente. No. Così se osservi Krsna da vicino, ti renderai conto che Egli possiede al massimo grado tutte le opulenze: forza, bellezza, ricchezza, fama, conoscenza e rinuncia. Colui che possiede pienamente tutte queste qualità è Dio”
Cominciava a turbarsi. Aveva già ascoltato da me questa definizione di Dio e sentiva che stavo per affrontare l’argomento di Dio al femminile. “Ma la coscienza di Krsna va oltre”, continuai. “Radharani è la manifestazione femminile di Dio. Essa è l’essenza della donna. In questo modo noi vediamo Dio sia al maschile sia al femminile.” Carol sorrise. Aveva un asso nella manica. “Se ammetti che Dio sia maschile e femminile, perché il vostro mantra principale – quella preghiera che tu ripeti continuamente – è incentrata solo su Krsna, la forma maschile di Dio?”


IL “LEI” NEL MAHA-MANTRA

Quello che la mia cara sorella non sapeva era che il maha-mantra è una preghiera dedicata in primo luogo a Radha e in secondo luogo a Krsna. “Conosci il mantra che canto, quello di cui stai parlando?”
Essa lo recitò: “Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.” Mi fece piacere sentire che lo conosceva. “Conosci il significato di Hare?
“No”, ammise.
“E’ una forte invocazione a Radha. Cantando Hare supplichiamo Madre Hare, un altro nome di Radha, Hare è il vocativo di Hara. Fondamentalmente, il mantra chiede a Madre Hara, Radha, ‘per favore impegnami nel servizio al Signore.’”
“Sicuramente si.”
Ciò attrasse la sua attenzione.
“Dimmi”, chiese con crescente curiosità, “che cosa significa la parola Radha?”
“Significa ‘Colei che adora Krsna nel migliore dei modi.’”
“Ah!” esclamò mia sorella. Allora Radha non è Dio. Se essa è la Sua migliore adoratrice, allora ovviamente è distinta da Lui!”
“Non è vero”, risposi “Dio è la persona che fa tutto in modo perfetto. Come Krsna afferma nella Gita, Egli è il primo e il migliore in tutti i campi. Tra le montagne è l’Himalaya, tra i corpi d’acqua è l’oceano e così via. Perciò, tra i Suoi adoratori è ancora Lui il migliore. Chi potrebbe adorare Krsna meglio di Lui stesso? Nessuno. Quindi Egli Si manifesta come Radha, la Sua forma femminile, dimostrando che Egli è il Suo migliore adoratore. Come Radha Egli è il Dio che adora e come Krsna è il Dio che è adorato. Entrambi parimenti eccellenti.”
“Hmm. Parlamene ancora”, disse.
“O.K., ma questo richiede informazioni più specifiche”, dissi. “Dal punto di vista Vaisnava o cosciente di Krsna, l’energia divina femminile (saki) implica una fonte d’energia divina (saktiman). Pertanto la Dea, come si manifesta nelle varie tradizioni Vaisnava ha sempre una controparte maschile. Sita si riferisce a Rama; Laksmi corrisponde a Narayana; Radha ha il suo Krsna. Come Krsna è la sorgente di tute le manifestazioni di Dio, Sri Radha, la Sua consorte, è la sorgente di tutte le sakti o energie. Essa pertanto è la Dea originale.
“Il Vaisnavismo può essere visto come un tipo di saktism, in cui il purna-sakti, la forma più completa dell’energia femminile divina viene adorata come l’aspetto più rilevante della divinità, in un certo modo eclissando persino il Dio maschile. Per esempio, nel Sri-vaisnavismo, Laksmi (un’espansione primaria di Sri Radha) è considerata la mediatrice divina, senza la quale non è possibile avvicinarsi a Narayana. Nella nostra tradizione cosciente di Krsna, Radha è riconosciuta come la Dea Suprema, perché è Lei che controlla Krsna con il Suo amore. Non si può ottenere una perfetta vita spirituale senza le Sue benedizioni.
“Nella letteratura tradizionale Vaisnava, Krsna viene paragonato al sole e Radha allo splendore del sole. Esistono ambedue simultaneamente, ma uno proviene dall’altro. Inoltre, dire che il sole esiste prima del suo splendore è sbagliato – quando c’è il sole, c’è il suo splendore, senza calore e luce. E il calore e la luce non esisterebbero senza il sole. Così il sole e il suo splendore coesistono, ciascuno ugualmente importante per l’esistenza dell’altro. Si potrebbe dire che essi sono simultaneamente uno e differenti.
“Allo stesso modo, la relazione tra Radha e Krsna è caratterizzata dall’inconcepibile identità nella differenza. Essi sono, in essenza, una singola entità – Dio – che si manifesta come due individualità distinte per favorire lo scambio interpersonale.”
“Lascia che ti legga qualcosa dalla Caitanya-caritamrta (adi-lila 4.95-98):

“Sri Krsna affascina il mondo intero, ma Sri Radha affascina perfino Krsna. Perciò è per tutti la Dea Suprema, Sri Radha è il pieno potere e Sri Krsna è colui che ha il pieno potere. Come testimoniano le scritture rivelate, l’uno non è differente dall’altra, Infatti essi costituiscono un’unità, proprio come non è possibile separare il muschio dal suo profumo o il fuoco dal suo calore. Così Radha e Krsna sono una sola cosa, eppure hanno preso due forme per godere delle dolcezze dei loro divertimenti.”

“Ma Krsna è ancora la sorgente. E’ Lui che predomina.”
“Solo in un senso”, dissi. “Egli predomina in termini di tattva o ‘verità filosofica’. Ma in termini di lila o ‘attività divina d’amore è Radha che predomina su Lui. E lila è considerato più importante di tattva.”
Carol era affascinata.
“Non ne avevo idea”, disse.
“Poche persone ce l’hanno”, le risposi. “E’ per questo che i devoti lavorano duramente per distribuire i libri di Prabhupada vogliamo dare questa conoscenza alle persone.”
Carol mi promise che avrebbe cominciato a provare con il maha-mantra e non avrebbe più giudicato una religione senza conoscerla, in particolare la coscienza di Krsna. Inoltre, mi chiese una preghiera che emettesse in evidenza la posizione suprema di Radharani, qualcosa che potesse cantare per ricordarsi che la coscienza di Krsna riconosce – addirittura mette in rilievo – una forma femminile di Dio. Ci pensai un momento e poi le rivelai un mantra di Bhaktivinoda Thakura, un grande maestro spirituale degli inizi del ventesimo secolo:

atapa-rakita suraja nahi jani
radha-virahita krsna nahi mani

“Proprio come non può esistere un sole senza luce né calore, così non posso accettare un Krsna che sia senza Sri Radha!”
(Gitavali, Radhastaka 8)

Carol era entusiasta. Mi confidò che aveva pregato a lungo di trovare una tradizione religiosa che non facesse discriminazioni di sesso, una che riconoscesse una forma femminile del Divino. Naturalmente, non era ancora pienamente convinta che fosse questa, ma ora era desiderosa di ascoltare, di essere aperta alla coscienza di Krsna. Desiderava iniziare con alcune pratiche elementari come cantare e leggere i libri di Srila Prabhupada.
Questa era una tradizione che certamente sembrava rispondere ai requisiti richiesti di comprendere le sue esigenze di femminista. Radharani era il sogno di mia sorella che diventava realtà – una risposta alla preghiera di una femminista.

Satyaraja Dasa è un discepolo di Srila Prabhupada e collabora regolarmente a Back to Godhead (Ritorno a Krsna). Ha scritto diversi libri sulla coscienza di Krsna, il più recente è Gita on the Green: the Mystical Tradition Behind Bagger Vance. Vive con sua moglie a New York City.


LA MIGLIORE DELLE GOPI

Sri Radha è la più importane delle gopi, le pastorelle amiche di Sri Krsna. Ha la capacità di soddisfare Krsna con un’occhiata. Eppure Radha sente che il Suo amore per Krsna può raggiungere vette sempre più alte e perciò si manifesta sotto la forma delle gopi di Vrndavana che soddisfano il desiderio di Krsna di avere relazioni (rasa) di vario genere.
Le gopi sono considerate le kaya-vyuha di Sri Radha. In italiano non esiste un termine equivalente a questo, ma si può spiegare come segue: Se una persona potesse esistere simultaneamente in più di una forma umana, queste forme sarebbero dette kaya (corpo) vyuha (moltitudine di) di quel particolare individuo. In altre parole, sono la stessa identica persona, ma che occupa spazi e tempi diversi, con differenti stati d’animo e differenti emozioni. Poiché l’unico scopo di Radha e Krsna è di avere uno scambio d’amore, le gopi esistono per assiterLi nel Loro amore.
Le gopi sono divise in cinque gruppi, di cui il più importante è quello delle parama-presthasakhi, costituito dalle otto gopi principali: Lalita, Visakha, Citra, Indulekha, Campakalata, Tungavidya, Rangadevi e Sudevi. Molti dettagli della loro vita e del loro servizio – inclusa l’età di ognuna, il loro umore, il compleanno, il temperamento, lo strumento che suonano, il colore della pelle, i nomi dei genitori, il nome dello sposo, la melodia preferita, le amiche più intime e così via – sono descritti nelle scritture Vaisnava. Questi elementi costituiscono la base per una meditazione interiore o sadhana, finalizzata a portare il devoto nel regno spirituale. Con questa meditazione si sviluppa gradualmente prema o amore per Krsna. Questa avanzata forma di meditazione, comunque deve essere praticata solo da devoti realizzati sotto la guida di un maestro autentico. Questo livello viene raramente raggiunto. Si raccomanda quindi di praticare il canto del santo nome e di attenersi alle regole della vaidhi-bhakti o pratica di devozione secondo norme e regole severe – come viene insegnato nel movimento per la coscienza di Krsna. Questo porterò naturalmente ad ottenere il più alto livello della vita spirituale.
Chiaramente, la tradizione Vaisnava nella linea del Signore Caitanya vede l’amore delle gopi come l’amore trascendentale al suo livello più elevato, controbattendo le accuse di sessualità materiale con distinzioni chiaramente definite fra lussuria e amore. Come il concetto di Sposa di Cristo nella tradizione cristiana e il concetto cabalistico del Divino Femminile ebreo, la verità dietro “l’amore delle gopi” è teologicamente profonda e rappresenta lo zenit della consapevolezza spirituale.
L’amore delle gopi rappresenta l’amore più puro che un’anima può avere per la sua divina origine: l’unica correlazione che ci può essere con la lussuria materiale è apparente, un’appartenenza che subito cade non appena si studiano i testi lasciati su questi argomenti dalle pure autorità realizzate.



Srimad-Bhagavatam
IL GIOIELLO DELLE SCRITTURE VEDICHE

LE QUALITA’ DEL DISCEPOLO

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello Srimad-Bhagavatam,undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da Krsna-Dvapayana Vyasa, tradotto dall0originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli. Lo Srimad-Bhagavatam, l’essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo al sorgente ultima di ogni cosa, l’Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all’intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia

Srimad-Bhagavatam, Canto 11, Capitolo 3


VERSO 23


sarvato manaso ‘sangam
adau sangam ca sadhusu
dayam maitrim prasrayam ca
bhutesv addha yathocitam

Sarvatah: ovunque; manasah: della mente; asangam: il distacco; adau: all’inizio; sangam: il contatto; ca: e; sadhusu: con le persone sante; dayam: la misericordia; matrim: l’amicizia; prasrayam: il rispetto; ca: e; bhutesu: per tutti gli esseri viventi; addha: così; yatha ucitam: come si deve.

TRADUZIONE

Un discepolo sincero dovrebbe imparare a dissociare la mente da tutto ciò che è materiale e a coltivare in modo positivo la compagnia del suo maestro spirituale e di altri santi devoti. Dovrebbe essere misericordioso verso coloro che si trovano in una posizione inferiore alla sua, coltivare l’amicizia con coloro che sono al suo stesso livello e servire umilmente coloro che si trovano in una posizione spirituale superiore. Dovrebbe quindi imparare a trattare in modo adeguato tutti gli esseri viventi.

SPIEGAZIONE

Srila Madhvacarya ha citato il Garuda Purana per dimostrare che nell’ambito di questo universo color oche nascono come esseri celesti, grandi rsi o esseri umani virtuosi sono tutti considerati santah, persone sante. La Bhagavad-gita insegna, traigunya-visaya vedah: la cultura varnasrama descritta nelle Scritture vediche tratta soprattutto degli esseri viventi che lottano nell’ambito delle tre influenze della natura materiale. I Veda insegnano a queste anime condizionate che la felicità materiale può essere raggiunta soltanto grazie all’azione virtuosa. In questo senso, gli esseri celesti possono essere considerati come gli esseri più virtuosi nell’area soggetta alle tre influenze della natura materiale. I rsi, i grandi santi mistici dell’universo, che sono in grado di viaggiare a piacere nei vari pianeti e coltivano i poteri mistici, devono essere considerati appena inferiori agli esseri celesti, e quegli esseri umani che sulla Terra eseguono perfettamente i rituali vedici devono essere considerati nella terza categoria, la più bassa, quella dei santah, delle persone sante. Il devoto del Signore è invece al di là delle tre influenze della natura materiale, Sri Krsna afferma nella Bhagavad-gita (14.26):

mam ca yo ‘vyabhicarena
bhakti-yogema sevate
sa gunan samatityaitan
brahma-bhuyaya kalpate

“Una persona che si impegna pienamente nel servizio di devozione non cade in alcuna circostanza, trascende immediatamente le influenze della natura materiale e arriva così al livello del Brahman.” Perciò Sri Krsna afferma chiaramente che se non trascura le regole del bhakti-yoga un Vaisnava è situato al di là delle tre influenze della natura. E Sri Krsna consiglia ad Arjuna, un krsna-bhakta, di trascendere le tre influenze materiali della creazione illusoria di maya (nistraigunyo bhavarjuna). Tuttavia nel diciottesimo capitolo della Bhagavad-gita (18.49) il Signore afferma:

na tad asti prthivyam va
divi devesu va punah
sativa prakrti-jair muktam
yad ebhih syat tribhir gunaih

“Non esiste alcun essere, qui o tra gli esseri celesti dei sistemi planetary superiori, che sia libero dalle tre influenze della natura material.” Perciò i deva non sono esenti dalla contaminazione delle tre influenze della natura materiale, mentre un puro devoto diventa veramente gunatita, trascendentale all’influsso di maya.
Bisogna quindi coltivare la compagnia dell’uttama-adhikari, il puro devoto del Signore, come è già stato raccomandato (S.B. 11.3.21):

tasmad gurum prapadyeta
jijnasuh sreya uttamam
sabde pare ca nisnatam
brahmany upasamasrayam

“Perciò chiunque desideri seriamente la vera felicità deve cercare un maestro spirituale autentico e prendere rifugio in lui con l’iniziazione. La qualifica di un guru autentico consiste nell’aver compreso e realizzato le conclusioni delle Scritture e nel saper convincere gli altri di queste conclusioni. Queste grandi personalità, che hanno preso rifugio nel Signore Supremo, lasciando da parte ogni considerazione materiale, dovrebbero essere considerati maestri spirituali autentici.”
Bisogna d’altra parte evitare la compagnia dei materialisti, anche se fanno mostra di cantare i santi nomi di Krsna. Srila Rupa Gosvami consiglia a questo proposito:

krsneti yasya giri tam manasadriyeta
diksasti cet pranatibhis ca bhajantam isam
susrusaya bhajana-vijnam ananyam anya-
nindadi-sunya-hrdam ipsita-sanga-labdhya

Si dovrebbe offrire mentalmente il proprio rispetto a qualsiasi essere vivente che canti il santo nome di Krsna, ma si deve evitare la compagnia intima dei materialisti, specialmente di coloro che sono attratti dal piacere sessuale. Tamo-dvaram yositam sangi-sangam. Se si frequenta una persona sensuale che è attratta da persone di sesso opposto, questa compagnia ci porterà sicuramente all’inferno.
Se però un materialista avvicina un puro devoto con sincero desiderio di ascoltare da lui ciò che si riferisce all’avanzamento spirituale, il devoto avanzato può concedergli misericordiosamente la sua compagnia, sempre che lo scopo di questo incontro sia il desiderio di avanzare nel servizio devozionale. Offerto a Krsna. Grazie a questo contatto perfino un materialista può diventare gradualmente un puro devoto di Krsna. Se un devoto avanzato non è in grado di impegnare un materialista nel servizio devozionale a Krsna tale compagnia gli sarà rigidamente preclusa.
Nel Garuda Purana è detto:

visesatah svottamesu
vina sangam na mucyate
sva-nicesu tu devesu
vina sangam na puryate

“Non è possibile ottenere la liberazione senza stare in compagnia di un puro devoto del Signore, e senza essere misericordiosi verso color che si trovano in una posizione inferiore, si vivrà in modo superficiale.” Secondo la nostra esperienza pratica nell’ambito del movimento per la coscienza di Krsna, coloro che distribuiscono la misericordia predicando il messaggio di Krsna fanno rapidi progressi spirituali, e si riempiono di gioia trascendentale. Coloro che trascurano la qualità della misericordia e non s’interessano delle attività missionarie del movimento per la coscienza di Krsna non gustano il piacere trascendentale descritto qui col termine paryate. Senza gustare il piacere spirituale, queste persone cercheranno sicuramente di riempirsi la vita col piacere materiale che la gratificazione dei sensi e la speculazione mentale procurano, oppure con la compagnia delle donne o la lettura di innumerevoli romanzi, giornali, riviste, e così via. Secondo Sri Caitanya Mahaprabhu le attività di predica del movimento per la coscienza di Krsna sono anandam-budhi-vardhanam, un oceano di gioia sempre crescente. Le attività missionarie si basano sul principio di dayam, la misericordia per color che sono caduti. Coloro che sono veramente impegnati a predicare trovano entusiasmo nella compagnia di altri predicatori. Questo principio si chiama potere di eseguire queste attività di predica, e anche la giusta guida per distribuire il messaggio di Krsna discendono attraverso il principio di prasrayam, l’umile servizio ai piedi di loto delle autorità spirituali, come il maestro spirituale autentico, e in compagnia di altri predicatori sta eseguendo perfettamente l’indicazione di questo verso dello Srimad-Bhagavatam, arriverà al completo distacco dell’energia illusoria del Signore, sarvato manaso ‘sangam. Caitanya Mahaprabhu ha affermato, lava-matra sadhu-sange sarva-sigghi haya. Attaccandosi ai devoti del Signore, si otterrà ogni perfezione della vita che consiste nel tornare a Dio, nella nostra dimora originale.
Chi trascura l’ordine di Dio, la Persona Suprema, e s’impegna in attività peccaminose, è certamente una persona priva di misericordia, e chi ignora la propria posizione eterna di frammento del Signore Supremo si ricopre sempre più di illusioni materiali nella forma di designazioni temporanee – “io sono americano”, “io sono russo”, “io sono indiano”, “io sono nero”, “io sono bianco”, e così via. Tale persona è certamente colpevole dell’uccisione della propria anima, e non può essere considerata misericordiosa. Similmente, coloro che sostengono la macellazione degli animali, mangiando carne, pesce e uova, non possono essere considerati misericordiosi. Talvolta si sostiene che se una persona non fa del male agli altri può essere perfettamente religiosa, tuttavia è solo a causa del nostro attuale stato di ignoranza, se non abbiamo alcuna idea delle reazioni future alle nostre attività attuali. Il fatto di vantarsi che non si sta facendo del male a nessuno, senza essere colpevoli delle leggi sottili della natura, non ci rende persone religiose. Si diventa religiosi sottomettendosi alle leggi di Dio, che sono enunciate dal Signore stesso nella Bhagavad-gita. Finché rimane infatuato delle sue stesse speculazioni mentali che lo trasportano qua e là come le onde dell’oceano, l’essere vivente non può comprendere il metodo del servizio devozionale a Dio, la Persona Suprema. Le speculazioni mentali, basate sulla nostra esperienza delle diverse creazioni dell’energia illusoria del Signore non sono in grado di portarci alla conoscenza perfetta. Bisogna abbandonare la compagnia dei materialisti e frequentare invece la compagnia dei puri devoti del Signore che sono impegnati giorno e notte nel soddisfare perfettamente il Signore Supremo.
Si deve coltivare la compagnia di coloro che sono più avanzati di noi nel servizio devozionale. Il nostro progresso può essere misurato dal nostro distacco dalla gratificazione dei sensi e dalla nostra abilità di distribuire la coscienza di Krsna agli altri. A questo proposito, Srila Narottama dasa Thajura ha detto, chadiya vaisnava-seva, nistara payece keba: “Chi può ottenere la liberazione se abbandona il servizio ai Vaisnava?” Servendo i piedi di loto dei puri devoti, si viene immediatamente illuminati con la conoscenza spirituale. Tutti i cosiddetti piaceri del mondo materiale, che culminano in una grande varietà di fantasie sessuali e di visioni impersonali in cui noi stessi siamo Dio, diventano inutili per chi ha ottenuto la misericordia dei piedi di loto di un puro devoto di Krsna. L’intera creazione materiale è paragonata a una insignificante bolla nell’oceano. L’universo materiale riposa sulla potenza spirituale del Signore chiamata brahmajyoti proprio come una bolla insignificante riposa sull’oceano infinito. Servendo i piedi di loto di un puro devoto si può entrare nell’oceano della felicità eterna e si sperimenta la propria posizione costituzionale di servitore di Krsna. La misericordia dei Vaisnava è illuminata, e chi ha gusto questa misericordia impazzisce per i piedi di loto di Krsna, senza preoccuparsi delle allucinazioni del cosiddetto piacere materiale o della speculazione mentale. La misericordia dei Vaisnava è essenziale e potente quanto Krsna stesso, mentre la speculazione impersonale e i vani sogni di società, amicizia e amore non sono altro che mezzi diversi coi quali maya inganna le anime condizionate e le tiene in uno stato di costante frustrazione.



OTTIMISMO
PESSIMISMO

Sebbene accettiamo che la sofferenza in questo mondo sia inevitabile c’è ancora motivo per sperare

di Satsvarupa Dasa Goswami

Ottimismo e pessimismo sembrano essere due termini opposti, ma entrambi questi stati di mente possono essere usati nella coscienza di Krsna. Sebbene il significato di queste due parole sia familiare a tutti, desidero presentare le definizioni date dal dizionario:
Ottimismo: 1. Tendenza a vedere il lato più favorevole delle cose o ad aspettarsi la conclusione più favorevole per gli eventi o le situazioni. 2. Fiducia che il bene finirà per trionfare sul male e che la virtù verrà premiata. 3. La teoria che questo mondo sia il migliore di tutti i mondi possibili.
Pessimismo: 1. La tendenza a vedere solo quello che è sfavorevole ed oscuro o a prevedere la peggiore delle conclusioni. 2. La teoria che questo mondo è il peggiore di tutti i mondi possibili e che tutto tende naturalmente verso il male. 3. Credere che il male e la sofferenza nel mondo superino sempre la bontà e la felicità.
Questi significati segnano delle posizioni limite secondo cui le persone tendono a disporsi – o come ottimisti o come pessimisti – o in una qualsiasi posizione intermedia.
La frese “il migliore di tutti i mondi possibili” fu usata dal filosofo tedesco Leibniza nel diciassettesimo secolo. Leibniz parlò di causa e di effetto concludendo che noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. L’attacco più rilevante alla sua filosofia venne da parte dello scrittore e pensatore Voltaire nel suo libro Candide. Desidero usare una parte del racconto di Voltaire per definire gli estremi dell’ottimismo.

IL RACCONTO DOLOROSO DI CANDIDE

Candide è il nome del protagonista principale del libro, un giovane di una famiglia reale che non è proprio un erede legittimo. E’ descritto come uno che ha “buon senso unito ad una grande semplice di mente”, ma s’innamora della figlia del barone.
a causa di questa loro passione, Candide è obbligato a lasciare il castello e la storia continua.
Mentre è ancora nel castello Candide e la figlia del barone hanno tu tutore, “l’oracolo della famiglia”, di nome Dott. Pangloss. Il Dott. Pangloss è un filosofo che insegna “metafisica – teologia – cosmonigologia”, ed è per mezzo di questo personaggio che Voltaire schernisce Leibniz. Candide “ascoltò le istruzioni (del dottor Pangloss) con la semplicità naturale della sua età e del suo temperamento. (Il dottor Pangloss) dimostrò in modo ammirevole che non c’è effetto senza causa e, in questo mondo migliore di tutti i mondi possibili, il castello del barone era il più magnifico di tutti i castelli e Sua Signoria era la migliore di tutte le baronesse.”
Leibniz usò la sua filosofia ottimista per suggerire la presenza di una divinità. Voltaire attacca questa idea mentre va avanti con il racconto per dimostrare la situazione veramente miserevole della vita umana.
Dopo che Candide lascia il castello, vaga nella neve finché giunge ad una città. Alcuni soldati in uniforme gli procurano il cibo. Affermando che è dovere di ogni uomo aiutare gli altri (qualcosa che anche il Dott. Pangloss gli aveva insegnato) e poi gli chiedono di bere alla salute del re dei Bulgari . Candide è d’accordo, Essi gli dicono poi che egli diverrà il “sostenitore e il fautore” dei Bulgari.
I soldati lo incatenano alle gambe e lo portano all’accampamento del loro esercito. Lì costretto a subire l’addestramento e quando commette errori, lo colpiscono con un bastone. Quando alla fine esegue gli esercizi senza errori, gli dicono che è diventato uno eroe. “Candide completamente sconvolto non riusciva a capire chiaramente come poteva essere un eroe.”


PANGLOSS IL MENDICANTE

Dopo altre avventure, Candide incontra un “mendicante coperto di piaghe: i suoi occhi erano senza vita, gli mancava la punta del naso, la sua bocca era storta, i suoi denti erano neri, la sua voce era roca, era scosso da una tosse violenta e sputava un dente ad ogni spasmo.” Mosso a compassione, Candide dà al mendicante il denaro che lui stesso aveva ricevuto da poco mendicando. Allora il mendicante abbraccia Candide e gli dice di essere il Dott. Pangloss, Il castello del barone è stato distrutto, dice il Dott. Pangloss e Candide e la famiglia reale uccisa. Il Dott. Pangloss è sopravvissuto ma soffre di una malattia venerea.
Le avventure di Candide si complicano ma è la conclusione della storia che è importane. Candide e il Dott. Pangloss incontrano un uomo con la sua piccola famiglia che vivono dei frutti della terra, lavorando senza dipendere dagli altri e neppure cercano di comprendere i grandi avvenimenti che si svolgono nel mondo. Pangloss e Candide decidono di voler vivere come quest’uomo. Questa è la comprensione di Voltaire di come una persona possa fare qualcosa di positivo in un mondo orribile per sfuggire alle sofferenze del vizio, della noia e della miseria. Voltaire descrive disastri provocati dall’uomo e dalla natura, come un terremoto a Lisbona che uccise trentamila persone e si chiede come si possa continuare a ritenere questo il migliore di tutti i mondi possibili.
Mentre Candide, Pangloss ed altri personaggi si organizzano per vivere in modo positivo, Pangloss ogni tanto dice a Candide: “Tutti gli avvenimenti sono interconnessi in questo mondo migliore di tutti i mondi, per cui se tu non fossi stato scacciato a calci da un bel castello a causa del tuo amore … se tu non fossi stato esaminato dall’Inquisizione, se tu non avessi girato l’intera America in piedi, se tu non avessi trafitto il barone con la tua spada e se tu non avessi perso tutte le tue pecore della terra dell’Eldorado, non saresti qui a mangiare limoni canditi pistacchi.
“Ben detto”, rispose Candide, “ma dobbiamo coltivare il nostro giardino.”


RIFORMARE LA NOSTRA PERSONALITA’

Questa filosofia di “coltivare il proprio giardino” può essere applicata nella coscienza di Krsna. Sia che siamo “grandi” riformatori o “piccoli”, noi tutti dobbiamo coltivare la riforma della nostra personalità.
Mi sono assunto l’onere di presentare un material così abbondante, perché questo indica chiaramente che cosa possiamo fare nelle nostre vite coscienti di Krsna. Come Candide, anche noi abbiamo poco potere per opporci alle prove inviate dalla natura materiale, però possiamo fare piccole cose, ma significative, per progredire. Spesso i devoti del movimento della coscienza di Krsna, animati da un fervido ottimismo, si immaginano di poter produrre da soli grandi cambiamenti nel mondo, ma non siamo in grado di provocare grandi cambiamenti da soli. Invece, il nostro ottimismo cosciente di Krsna può essere usato in modo più personale: possiamo dar vita ad una riforma di noi stessi e della nostra famiglia (se l’abbiamo) ed usare il tempo per coltivare il nostro giardino spirituale. Quello che si semina, si raccoglie. Non serve filosofeggiare astrattamente, come fa il Dott. Pangloss, su causa ed effetto, ma piuttosto possiamo vivere praticamente e lealmente nel mondo.

LA VISIONE DI SCHOPENHAUER

Dopo Voltaire, un altro filosofi dissentì sulla teoria di Leibniz sul “migliore di tutti mondi possibili”. Era Schopenhauer, anche lui tedesco. Fu il primo filosofo occidentale a studiare le Upanisad. A Schopenhauer piaceva in particolare il concetto di maya e la filosofia di cui pose le basi, dopo aver studiato le Upanisad, fu che noi viviamo nel peggiore di tutti i mondi possibili. Si servi dei suo studi vedici per sostenere quest’affermazione.
E veramente i Veda sostengono questa idea. La letteratura vedica afferma che la vita materiale è piena di sofferenza. Essa elenca i tre tipi di miserie (dovute alla nostra mente, agli altri esseri viventi ed alle calamità naturali) ed i quattro tipi di sofferenza (nascita, morte, malattie e vecchiaia). Nessuno può sfuggirle. Questo significa che i devoti debbano avere una visione negativa del mondo?
Dopo aver sentito la totale condanna della vita nel mondo materiale contenuta nella letteratura vedica. Albert Schweitzer chiamò la filosofia vedica “negazione della vita e del mondo.” I filosofi occidentali concludono spesso con questo malinteso, ritenendo che lo scopo più alto è di fondersi nel Brahman e che tutto il resto è illusione e sofferenza. Esistiamo solo per rifugiarci nella realizzazione del Brahman attraverso auto negazione.
Questo però non è il compendio della nostra filosofia: c’è anche qualcosa di positivo ed ottimistico.
Per comprendere la differenza tra le versioni di ottimismo e pessimismo del Dott. Pangloss e di Schopenhauer e quelle proprie della coscienza di Krsna, dobbiamo tener presente la finalità fissata nei Veda per la vita umana. Il nostro scopo non è quello di rassegnarci ad un mondo temporaneo e pieno di sofferenza e neppure di immaginarlo felice o di comprenderne le sofferenze, ma di lottare per una felicità duratura. Secondo il concetto vedico, una persona nega la vita solo quando identifica il corpo illusorio con il sé. Coloro che affermano il sé accettano l’opportunità offerta dagli insegnamenti vedici di riuscire vittoriosi sulla morte.
Più in generale dico che chiunque cerca di essere devoto in coscienza di Krsna è un ottimista per quanto riguarda gli aspetti spirituali della vita ed è un pessimista nei confronti delle opportunità offerte dalla vita materiale. Nella misura in cui questo non si verifica per noi, in quella misura riveliamo la nostra mancanza di avanzamento. Se, cercando di essere devoti restiamo attaccati alla vita materiale e la rinuncia ad essa per la vita spirituale ci rende infelici, allora possiamo dire che non siamo veramente devoti. Ricordo una passeggiata con Srila Prabhupada alla fine della quale si girò verso di me e disse :”Se in qualche modo pensi che la vita materiale possa dare felicità, allora non puoi diventare cosciente di Krsna.” In altre occasioni soleva dire: “Non c’è felicità nel mondo materiale.”


OTTIMISMO SPIRITUALE

Siamo ottimisti, ma non per quello che riguarda la vita materiale, nella mia vita cosciente di Krsna ho avvertito presto questo equilibrio tra ottimismo e pessimismo. Quando ero membro del primo tempio dell’ISKCON, un negozio al n. 26 della Seconda Avenue in New York City, una volta arrivai in ritardo per andare in macchina con Prabhupada ad una lezione che egli doveva dare nell’Ananda Ashram del Dott. Mishra fuori città. Anche un altro frequentatore del tempio era arrivato in ritardo. All’improvviso qualcuno sbucò con una jeep. Saltammo su e ci dirigemmo verso l’ashrama. Durante il percorso, parlammo tra noi semplicemente come giovani interessati allo Swami (Srila Prabhupada). Tutti noi pensavamo che lo Swami fosse meraviglioso, ma soprattutto ci piaceva la sua filosofia: il sé non muore: noi siamo eterni, Ci aveva dato questa grande speranza.
La maggior parte delle persone prova la stessa speranza quando accetta la coscienza di Krsna. Questa speranza è l’ottimismo della vita spirituale. Un devoto è gioioso, diceva Prabhupada. Soleva dire che, se non avvertivamo la felicità della vita spirituale, eravamo in maya.


L’IMPAREGGIABILE OTTIMISMO DI MUKUNDA

In un passatempo del Signore Caitanya c’è un esempio meraviglioso di ottimismo. Sebbene interpretasse il ruolo di un devoto celando generalmente la Sua vera identità, il Signore Caitanya una volta rivelò di essere Krsna stesso. In quella occasione Egli chiamò uno alla volta i Suoi devoti, ad ogni devoto rivelò qualcosa di Se stesso che solo quel devoto avrebbe conosciuto svelando ad ognuno la propria forma eterna e offrì un dono a ciascun. Sul finire del giorno, comunque, fu chiaro a tutti che il Signore non aveva chiamato Mukunda, un famoso cantante di kirtana amato da tutti i devoti.
Alla fine, i devoti si avvicinarono al Signore Caitanya chiedendogli; “Mio Signore, non chiami Mukunda?”
“Mukunda? Non nominatelo neanche. E’ un buono a nulla, è un camaleonte. Diventa uguale a qualunque persona con cui si associa.
Se si associa con i Mayavadi, diventa un Mayavadi. Se viene qui, si comporta da devoto, quindi, a volte mi offre una rosa, a volte mi colpisce con una mazza.”
I devoti rimasero stupefatti. Ritenevano Mukunda un sincero Vaisnava e decisero d’intercedere per lui.
Il Signore però replicò. “No! Non voglio vedere Mukunda per milioni di vite.”
Dopo aver sentito queste parole, insieme danzando. “Lo vedrò! Lo vedrò! Vedrò il Signore di nuovo!” Mukunda è un esempio ottimismo spirituale: non si lasciò scoraggiare dal rifiuto del Signore, ma scelse invece di sentire solo una parte della Sua frase. “Voglio vedere Mukunda.” Il Signore aveva detto: “Non voglio vedere Mukunda per milioni di vite”, ma Mukunda aveva sentito soltanto “Voglio vedere Mukunda.” Udito ciò, il Signore Caitanya rise e lo accettò immediatamente.
Ottimismo significa vedere sempre qualcosa di buono nelle circostanze della nostra vita e comprendere che questa è la misericordia di Krsna che ci porta più vicini a Lui. Mukunda avrebbe potuto pensare: “Chi sa se sarò mai più accettato? Dopotutto dove sarò tra milioni di vite?” Invece fu ottimista.


NON ESISTE LA FELICITA’ MATERIALE

Anche il Bhagavatam, verso dopo verso, continua a martellare il nostro ottimismo materiali. Non possiamo essere felici in questo mondo e, se pensiamo che sia possibile, siamo preda dell’illusione. Jada Bharata spiega concisamente questo punto a Maharaja Rahugana nel quinto canto dello Srimad-Bhagavatam, nel capitolo intitolato “La foresta del piacere”: “Talvolta le anime condizionate si scambiano del denaro, ma nel corso del tempo subentrerà l’inimicizia dovuta all’imbroglio. Nonostante l’esiguità del profitto, le anime condizionate non esitano a rompere la loro amicizia che si tramuta in ostilità.” Nella spiegazione Srila Prabhupada scrive: “Chi non resta fisso nei principi regolatori può trovarsi a compiere azioni colpevoli anche se è un componente del Movimento per la Coscienza di Krsna.”
Jada Bharata continua: “Talvolta per mancanza di denaro l’anima condizionata non ottiene il minimo indispensabile per la vita, non ha nemmeno un posto dove sedersi né la benché minima comodità. In altre parole, precipita nella miseria e in questo frangente se non riesce più a procurarsi il necessario onestamente, decide d’impadronirsi illegalmente della proprietà altrui, Se non riesce ad ottenere ciò che desidera è costretta a subire gli insulti degli altri e diventa molto triste.
“Sebbene due persone siano ostili l’una all’altra, per continuare a soddisfare i propri desideri talvolta si sposano. Sfortunatamente queste unioni non durano molto a lungo e chi si è unito si separa di nuovo con il divorzio o altri mezzi.”
Nella spiegazione Srila Prabhupada scrive: “A causa della tendenza all’inganno, comune a tutti, la gente è sempre piena d’invidia. Perfino nella coscienza di Krsna possiamo assistere al verificarsi di separazioni ed inimicizie causate dal prevalere di tendenze materiali. Per concludere, nessuno può essere felice nella vita materiale. Bisogna adottare la coscienza di Krsna.” Questa fondamentale comprensione dell’ottimismo e del pessimismo deve esserci in ogni devoto che desidera avanzare in coscienza di Krsna. Comunque possiamo esprimere le nostre attitudini individuali secondo la nostra natura psicofisica. Alcuni di noi possono sembrare più ottimisti o pessimisti di altri, ma la base del vero ottimismo è nella vita spirituale. Non c’è felicità nella vita materiale.

Satsvarupa Dasa Gosvami, uno dei primi discepoli di Prabhupada e uno dei primi redattori di BTG (Ritorno a Krsna è l’autore di molti libri sulla coscienza di Krsna, compresa una biografia di Srila Prabhupada in sei volumi.



VERA UMILTA’

Che cos’è La vogliamo veramente? Come possiamo ottenerla?
Di Urmila Devi Dasi

Nella Bhagavad-gita Sri Krsna indica nell’umiltà il primo elemento della conoscenza e Srila Prabhupada scrive che senza umiltà non possiamo ottenere la conoscenza. Finché sappiamo di non sapere, perché dovremmo desiderare d’imparare? Gesù ci ha insegnato che i mansueti erediteranno la terra e che coloro che si mettono per ultimi saranno i primi agli occhi di Dio.
Eppure io temo l’umiltà. Gli umili sono disgustati di se stessi? Sono vittime volontarie? Ignorano le opportunità e il successo?
Se l’umiltà favorisce lo sfruttamento, perché le scritture la lodano? Il Signore Caitanya dice: “Una persona con tutte le buone qualità, si spiega per umiltà, come un albero carico di frutti.”
Pertanto io considero che forse, proprio forse, dovrei pensare a sviluppare l’umiltà. Il problema è che non sono sicura di volerla o no, non sono come mi sentirei ed agirei se l’avessi e non ho idea di come ottenerla. Almeno era così che mi sentivo qualche tempo fa, quando decisi di concentrarmi semplicemente sul servizio a Sri Krsna, e di lasciare a se stessa questa faccenda dell’umiltà. Krsna avrebbe trovato un modo per aiutarmi a capirla e realizzarla, ne ero sicura.
Abbiamo bisogno dell’umiltà? Molte volte Srila Prabhupada scrive che le persone che hanno intrapreso seriamente le pratiche della coscienza di Krsna, non hanno bisogno di impegnarsi a sviluppare le buone qualità, separatamente l’una dall’altra. Per esempio, sono automaticamente vegetariani e non c’è bisogno che si uniscano ad una società di vegetariani. Inoltre, i devoti di Krsna selezionano attentamente il cibo per essere sicuri che non contenga carne, pesce e uova e sia adatto al piacere del Signore. Il devoto fa perciò ogni sforzo per essere vegetariano come parte del suo servizio al Signore.
Allo stesso modo, poiché offriamo noi stessi al Signore, dobbiamo accertarci di non essere arroganti. Fa parte del nostro sviluppo spirituale assicurarci che la nostra mente sia pura, un tempio adatto a Sri Krsna.
Una volta mangiavo al buio, guardando un video devozionale. Quell’eccellente pasto, però, conteneva del chutney di fichi putrido. Mi venne da vomitare assaggiandolo e rifiutai il resto del cibo. L’arroganza è come il chutney di fichi putrido. Anche se una persona ha delle buone qualità, quando la troviamo arrogante ci tiriamo indietro e manteniamo la distanza. Posso dire a Krsna con sincerità: “Accettami, Signore, come tua servitrice”, quando la presunzione copre e permea tutto ciò che faccio, dico e penso?
Sono spinta a definire e sviluppare l’umiltà poiché Krsna lo chiede e perché il falso orgoglio è fonte di sofferenza. Rispetto e venerazione non sono a buon prezzo. Gli altri c’invidiano oppure ci lodano, ma con motivazioni nascoste. Possiamo essere rispettati per le nostre qualità e le nostre doti, ma detestati per il nostro orgoglio di averle. La dolcezza del rispetto ci fa piacere, ma soffriamo per l’amarezza delle offese. Chi è abituato ad essere onorato trova il disonore peggiore della morte, dice Krsna.
Perciò sono arrivata al punto di decidere di essere umile. Almeno come tentativo. Riesco a comprendere perlomeno che l’umiltà è un prerequisito per l’illimitata, eterna felicità dell’amore di Dio, che io davvero voglio. Ma che cos’è esattamente l’umiltà?


UMILTA’ E ONESTA’

So che l’umiltà non è falsità, perché una delle qualità sante che Krsna cita è la sincerità. Dire che sono povero se sono ricco brutto se sono bello non è umiltà, né lo è ammettere una certa mancanza di qualità – questa è solo un dato di fatto. Dare ad altri crediti e riconoscimenti, minimizzando le nostre qualità abilità, mentre dentro di noi ci aspettiamo rispetto e riconoscimenti, non è umiltà, Questa falsa umiltà (anche se spesso una necessità sociale è una menzogna a cui raramente un bugiardo crede. Di coloro che ascoltano ci credono ancora di meno.
Vera umiltà è accettare la verità per intero: quello che possiedo , le mie qualità, le mie capacità le devo a Dio, Krsna. Egli può dare ed Egli può togliere. Anche se dico che Egli sta semplicemente amministrando la legge del karma – dandomi quello che mi sono meritato con le mie buone azioni passate – si tratta ancora di un dono. Il fatto che io non possa mantenere quello che ho un momento di più di quanto Egli desideri, prova che io non sono il vero proprietario.
Se quello che ho è di Krsna, allora sarò orgogliosa di Lui. Sarò orgogliosa della Sua intelligenza, della Sua ricchezza, del Suo talento che in parte Egli mi permette di usare per Lui. (Naturalmente, per sentire così, devo davvero usare tutto questo per Lui. Non posso dire semplicemente che questo è Suo e poi usarlo solo per me stessa) Istante per istante dovrei sentire che dipendo da Krsna che mi dà tutto quello che ho compresa la mia capacità di pensare, sentire e agire. Krsna mi dà la conoscenza, la memoria la capacità di attrarre, la ricchezza e mi permette di ricordarLo nei momenti difficili. La mia determinazione a mantenere le promesse fatte a Lui viene dalla Sua misericordia. Se vuole, può facilmente mettermi alla prova al di là dei miei limiti o togliermi la forza fisica, mentale, emotiva e perfino morale e spirituale.
Arjuna, devoto di Krsna, si reso conto che tutto quello di cui era orgoglioso in realtà apparteneva al Signore. Arjuna, un principe e un guerriero impareggiabile, era il migliore arciere del mondo. Con una mano sola aveva sconfitto interi eserciti. Il suo arco era un dono del più grande dei deva, il signore Siva, e la sua faretra non era mai vuota. Per grazia di Indra, sovrano del cielo, Arjuna si era recato negli altri pianeti. Per grazia di Sri Krsna aveva viaggiato oltre i mondi materiali. Era bello, potente, intelligente ed erudito e possedeva ricchezze superiori a quelle del più ricco uomo dei tempi moderni. La sua sposa era come una dea e suo figlio un grande eroe.
Appena Krsna lasciò la terra per ritornare nel Suo regno. Arjuna non fu più capace neanche di tendere il suo famoso arco. Lo usava come una mazza per colpire il nemico. La sua faretra era vuota e l’eroe che non aveva mai conosciuto sconfitta, si trovò perdente nelle mani di soldati improvvisati. Arjuna ne concluse che il Signore si era ripreso tutte quelle capacità che sembravano una sua parte integrante.
Tutto quello che ho è un dono di Krsna. Mi rendo conto che questa verità non è un semplice passo verso la devozione, ma una parte integrale di essa. E questo è dolce al di là sia delle false affermazioni d’incompetenza, sia del falso orgoglio degli ornamenti presi a prestito.


UMILTA’ E’ GRATITUDINE

L’umiltà è più di una continua comprensione che tutto appartiene al Signore. I puri devoti parlano spesso santamente della loro mancanza di meriti e perfino della loro meschinità. La mia esperienza di una “sincera introspezione” è pero altrettanto dolorosa della mia esperienza con l’orgoglio o anche di più.
Vedo, incontro e stringo la mano ai miei sbagli, rivivo i miei errori e riesco perlomeno a intravedere la mia irritabilità e ancor peggio dal punto di vista degli altri. Sento parte del dolore che ho provocato agli atri e sono cosciente dei mie errori e riesco perlomeno a intravedere la mia irritabilità e ancor peggio dal punto di vista degli altri. Sento parte del dolore che ho provocato agli altri e sono cosciente dei miei cattivi impulsi di lussuria, collera, avidità, invidia e vendetta.
Permanere in uno stato d’animo di apprezzamento di se stessi è difficile. Quando siamo così, possiamo avvicinare gli amici, la famiglia e il Signore per chiedere perdono. “Abbiate misericordia di me, sono un peccatore!” Quando dentro di noi siamo straziati da reazioni violente, questa umiltà può sembrare una tortura infernale.
Eppure color oche sono puri nel servizio d’amore a Sri Krsna sono sempre gioiosi e pieni di entusiasmo in ogni circostanza. Proprio come la vera umiltà deve essere sincera, essa deve essere anche gioiosa. Ovviamente il forzato altruismo e anch’esso una pretesa o un’ombra di umiltà.
Quanta sofferenza proviamo quando vediamo che la nostra natura di peccatori deriva dall’orgoglio e dall’egoismo. Pensiamo di essere importanti, ma i nostri sbagli ci fanno vergognare. Thomas Merton scrive: “I santi, quando ripensano ai loro peccati, non ricordano i peccati ma la gloria di Dio e perciò trasformano perfino i peccati passati in un motivo di gioia che serve a glorificare Dio.” In tutta umiltà, la nostra sensazione di indegnità è superata e messa in ombra dallo stupore e dalla felicità di comprendere che Krsna ci ha dato le Sue benedizioni nonostante i nostri errori.
Sebbene, l’anno scorso sapessi che stavano preparando qualcosa per il mio compleanno, mi aspettavo solo un dolce a casa di mio figlio e di mia nuora. Con mia grande sorpresa molti devoti della comunità dove vivo si erano riuniti per offrirmi doni e fare una festa. Il loro affetto mi procurava sensazioni di piacere, anche se parzialmente, perché sapevo di provare gratitudine per quello che era molto al di là dei miei meriti. Com’è piccola la gioia che proviamo quando pensiamo di meritarcela! Più precisamente, orgogliosi delle nostre qualifiche, arriviamo a disprezzare ciò che riceviamo. Se però consideriamo che non abbiamo meriti, allora anche la minima cosa fatta per noi ci darà grande soddisfazione.
Nella Sri Caitanya Caritamrta, leggiamo di Madhai, che era nato in una elevata famiglia di brahmana ma divenne un criminale. Insieme a suo fratello non solo commettevano ogni crimine immaginabile, ma disprezzavano le persone religiose.
Un giorno Nityananda, il Signore stesso arrivò a chiedere ai fratelli di cambiare vita cantando il nome di Krsna. Nella sua collera da ubriaco, Madhai cercò di uccidere Nityananda. Eppure il Signore fu misericordioso e lo perdonò. Attonito, Madhai si pentì. Quando accettò completamente la misericordia e l’amore di Nityananda, il dolore del ricordo dei suoi peccati trasformò in estasi e i sintomi della sua felicità furono evidenti a tutti. Il fatto che il Signore avesse mostrato misericordia per una persona come lui, gli fece provare felicità in Krsna, piuttosto che vergogna di aver desiderato di essere una persona importante.
Proprio come le persone umili sono sempre consapevoli che tutto ciò che hanno è dono di Dio, essi stanno anche che quei doni sono dati da Dio per puro amore e non per i loro meriti.


UMILTA’ E GIOIA

Prabhupada definiva umile colui che non pretende rispetto dagli altri. La persona umile è pronta ad offrire ogni rispetto agli altri senza aspettarsi niente in cambio.
La completa rinuncia al desiderio di essere rispettati, comunque, viene quando rinunciamo ad ogni idea di proprietà sui nostri “diritti.” Lo scrittore cristiana C.S. Lewis afferma: “Gli uomini non sono irritati dalla semplice sfortuna, ma dalla sfortuna concepita come oltraggio. E la sensazione di essere offesi dipende dal sentire che ci è stato negato un legittimo reclamo. Quanto più ci si lamenta nella vita, quindi, tanto negato un legittimo reclamo. Quanto più ci si lamenta nella vita, quindi, tanto più spesso ci sentiremo offesi e di conseguenza irritabili.”
Abbiamo il diritto di avere altri che ci parlino con deferenza? Siamo padroni del nostro tempo, da poter protestare se gli altri ne abusano? Se siamo insultati a morte, se siamo ingannati, se i nostri progetti falliscono, se i nostri desideri sono calpestati, tutto questo che importanza ha, se il nostro tempo, il nostro corpo, tutto ciò che possediamo e la stessa nostra vita appartiene e a Krsna? In definitiva Egli controlla quello che ci accade. Si tratta di arrenderci al Suo volere. E se noi riponiamo la nostra fiducia in Lui e in Lui prendiamo rifugio, allora ciò che normalmente irrita l’ego non ci toccherà.
Un giorno avevo pensato di scrivere proprio questo articolo. Infatti mi ero organizzata per due settimane per avere una domenica libera per scrivere – cosa non facile con i miei impegni. Invece quella mattina ricevetti una chiamata d’emergenza e trascorsi la giornata ad occuparmi di bambini, a cucinare, a pulire e a lavare gli abiti pieni del vomito del bambino. Durante i momenti in cui mi ricordavo: “Il mio tempo e la mia vita sono Tuoi, Signore. Sono soltanto un’umile servitrice che vuole seguire la Tua volontà”, allora provavo una grande gioia nell’aver messo da parte i miei piani – anche se di servizio devozionale – perché era Lui che sceglieva per me.
Per una persona umile, che ripone tutti i sentimenti di affinità in Krsna, ha poca importanza come possa essere trattato dagli altri o quello che egli merita. Egli è contento e perfino gioioso in tutte le circostanze. L’unico diritto su cui insiste la persona umile è quello di essere considerato servitore di Krsna, anche se insignificante.
Dopo tutto, un umile servitore si sente onorato di subire guai per il padrone. Proviamo rispetto per qualcuno che è disposto a servire l’amato solo quando le cose vanno bene o per chi è fedele “nella buona e nella cattiva sorte”? Se per servirLo, il Signore vuole che io sia trattata ingiustamente o costretta a sopportare dure prove, questa è la mia felicità.
Giovani uomini e giovani donne rischiano volentieri la vita e la salute per servire come militari il proprio paese. Ferite, prigionia, deturpazioni o handicap permanenti, li rendono orgogliosi di essersi impegnati a rendere servizio al proprio paese. Questo “orgoglio” è la felicità della persona umile.
Colui che evita ogni forma di ossequio per sé, per questo non è privo della felicità che proviene dagli onori materiali. Anzi, lui o lei provano più volte quella soddisfazione che viene dall’orgoglio di essere servitori del Signore, comunque umile o difficile sia la situazione. La soddisfazione è così grande che in confronto le relazioni positive o negative con il mondo non hanno importanza. Quelli che ritengono di essere proprietari di molti “diritti” in questo mondo, non possono comprendere la felicità interiore di un puro devoto di Krsna.


OTTENERE L’UMILTA’

Dopo ricerche e riflessioni, sento di avere un’idea migliore di cosa sia l’umiltà. E’ onesta, Tutto appartiene a Krsna, cosicché Egli è creditore di tutto ciò che ho e di tutto quello che faccio. E’ gratitudine: Qualunque cosa Egli mi dà è grande perché non me la merito. E’ gioia: Essere servitore di Krsna è così meraviglioso che io sono felice di fare qualsiasi cosa possa piacerGli, anche se dal punto di vista materiale posso sembrare sfortunata o sfruttata.
Come si può ottenere questa grande gioia della vera umiltà? Cominciamo a sottometterci ad un maestro spirituale. Dichiarare che siamo servitori di Dio è facile; il banco di prova è se siamo o no capaci di servire un servitore di Dio. Il maestro spirituale autentico ci istruisce in accordo con le scritture e le altre persone sante. Anche lui vive nell’obbedienza al suo maestro spirituale e i suoi ordini sono fondati sull’amore per Krsna e sull’amore per i suoi discepoli. Servendo il nostro maestro spirituale dobbiamo essere pronti a fare anche il più umile lavoro senza compenso o riconoscimento, semplicemente cercando la misericordia di Sri Krsna.
La nostra unica preghiera dovrebbe essere: “Qual è la Tua volontà, Sri Krsna? Dammi la forza di servire la Tua volontà. Permettimi di amarTi e di averTi sempre nei miei pensieri.”
Purtroppo continuiamo a pregare per altre cose e a cercare di contrattare con Krsna, come se noi fossimo Suoi pari o Lui fosse il nostro servitore, ma perlomeno possiamo conoscere la metà e sforzarci di raggiungerla.
Il Signore ci fa conoscere la verità nei nostri cuori e attraverso il nostro maestro spirituale, le istruzioni delle scritture e gli esempi di molte persone sante. In accordo al nostro desiderio di agire in questo modo, Egli ci dà la determinazione per operare secondo la Sua volontà. La nostra preghiera per questa determinazione è semplicemente quella di chiamare i nomi di Krsna con uno stato d’animo piccolo bambino che chiama sua madre. Il mahamantra – Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare – consiste semplicemente nei nomi di Dio e della Sua energia. Inoltre Prabhupada spiega che il mantra è una preghiera che chiede al Signore e alla Sua energia di essere impegnato al Suo servizio.
Usare la nostra volontà per sottometterla completamente a Krsna è lo sviluppo della nostra naturale umiltà spirituale. Sul piano materiale, questa sottomissione sarebbe folle. Chi si sottomette umilmente a un padrone materialista viene subito sfruttato. Krsna invece non vuole robot o schiavi, ma figli, amici e amanti. Egli vuole un profondo e significativo scambio d’amore con i devoti che si abbandonano a Lui felici e volontariamente. E anche Krsna significa non dare niente – Che cosa abbiamo da dare? – e guadagnare tutto. Possiamo offrire solo la sofferenza e il falso orgoglio che ne è la causa. Arrendersi a Krsna è un’umile resa alla pace, alla serenità e ad un piacere infinito.

Urmila Devi Dasi dirige una scuola con la sua famiglia nel North Carolina. E’ un’assidua collaboratrice di BTG (Ritorno a Krsna) e l’autrice principale e compilatrice di Vaikuntha Children, una guida per un’educazione dei bambini cosciente di Krsna


CENERI NEL GANGE

Un devoto coglie una seconda occasione per dire addio a due cari amici.
di Kalakantha Dasa

Le ultime parole che Param Brahma disse a sua moglie furono: “Domani mattina ci alzeremo presto per fare penitenza e austerità.”
Nel suo consueto modo allegro di esprimersi. PB, come tutti lo chiamavano, si riferiva ai servizi da svolgere al tempio il giorno seguente. Sua moglie la mattina dopo lo trovò morto nel sonno per un infarto. Aveva quarantanove anni.
Nessuno conosce le ultime parole di Gopa Gopesvara, ma potrebbero essere state: “Salve, signore, ecco un libro per lei.”
Due anni prima, mentre lavorava come ingegnere, si rese conto di sentire la mancanza della distribuzione dei libri di Prabhupada, come aveva fatto quando negli anni ’70 era un giovane devoto. Essendo un giovane scapolo che conduceva una vita semplice, fu facile passare dalla vita professionale a quella di devoto – e questo lo riempì di entusiasmo. Robusto e pieno di salute, ricominciò con gusto la distribuzione dei libri, pur mantenendo il fascino dei suoi modi umili e gentili. Morì a quarantotto anni per un’improvvisa emorragia cerebrale mentre distribuiva libri, proprio qualche mese dopo PB.
I devoti di Krsna leggono regolarmente le lezioni del Bhagavad-gita che parlano dell’anima: Essa è eterna, parte di Dio eppure distinta. L’anima si rincarna vita dopo vita, finché riconquista la sua relazione d’amore con Krsna. La persona realizzata affronta la morte sapendo che solo il corpo muore. Una persona così saggia non s’impegna nei transitori piaceri materiali, che la morte sicuramente gli porterà via. “Un filosofo”, Srila Prabhupada ci disse, “tiene sempre la morte davanti a se?”
Srila Prabhupada insegnò con l’esempio come un devoto affronta la morte. Egli sopportò la distruzione fisica senza lamentarsi e senza compromessi nel suo servizio a Krsna.
Avendo meditato sugli ultimi mesi di vita di Srila Prabhupada – e poi osservato l’incredibile forza e realizzazione dimostrata da altri devoti mentre morivano per atroci malattie – pensavo di conoscere la morte. Invece le morti improvvise di questi due intimi amici avvenute a meno di un anno di distanza fra loro, mi colpirono. Non ci fu la possibilità di dirci addio o di trascorrere insieme un pomeriggio rilassandoci o leggendo. Non ho potuto infondere loro coraggio o acquistare forza dal loro coraggio. Poi, subito dopo le due cerimonie funebri, l’impulso della vita mi travolse e sentii che non avrei potuto sopportare la loro perdita. Cosa avrei potuto fare?
Essendo prossimo a un mio viaggio in India e in accordo alla tradizione Vaisnava, offrii di gettare le ceneri dei miei amici nel sacro Ganga (Gange). La vedova di PB, Mankumari Devi Dasi, acconsentì subito. Anche i genitori e il fratello di Gopa Gopesvara, dopo averne discusso, accettarono. Essi mi ringraziarono ed io ringraziai loro per avermi affidato quel compito.
Nella società Vaisnava, le persone care, com’è costume, cremano il defunto con una cerimonia pubblica sulle rive di un fiume sacro. Il figlio maggiore accende la pira e aiuta a far bruciare bene il cadavere. Vedere le fiamme che consumano il corpo, fa calmare le persone presenti. La frase sanscrita smasana vairagya (rinuncia sul luogo della cremazione) si riferisce allo stato mentale che afferra coloro che assistono alla cremazione.
Oltre a liberare l’anima dall’attaccamento al suo corpo precedente, la cremazione pubblica offre anche il vantaggio di aiutare le persone care a concludere la loro relazione col defunto. La cremazione, per una persona religiosa, fa parte dei samskara, o riti di passaggio.
Sfortunatamente, in America, dove i miei due amici morirono le cremazioni pubbliche sono illegali. La cremazione invece avviene in forni chiusi in edifici adibiti a crematorio. Sono sicuro che i miei amici avrebbero preferito morire in un luogo sacro in India ed essere cremati sul Gange. Per come stavano le cose, mi sentii sicuro che essi avrebbero giudicato i miei sforzi come l’alternativa migliore.


IL RITO

Prima che partissi, un amico mi disse che portare le ceneri di una persona al Gange assicura protezione mentre si viaggia. Se non altro questo pensiero dà conforto. All’aeroporto l’addetto al controllo mi dice che il mio bagaglio supera il peso. Spiego la mia missione e dico che il mio carico è dovuto ad una pesante urna di metallo che, se preferisce, posso portare sull’aereo con me. Egli dice di no e mi fa cenno di passare. La benedizione sembra funzionare. Immagino PB che se la ride.
A Mayapur, quartiere generale spirituale del mondo Hare Krsna, sono fortunato di ottenere l’aiuto di due sacerdoti degni di rispetto per la cerimonia. Jananivasa Dasa, il sacerdote anziano di Mayapur, si unisce a Radhanatha Swami, un leader dell’ISKCON e intimo amico di PB. Insieme ci uniamo ad altri devoti e ci dirigiamo verso il Gange.
In qualche modo mi aspettavo che avremmo preso una barca per raggiungere il centro del fiume per compiervi il rito, ma Jananivasa ci porta invece sulla riva di una lunga isola. Con una barca di legno a fondo piatto attraversiamo una piccola insenatura e a piedi ci rechiamo in un punto nascosto sul lato lontano dell’isola.
Jananivasa e Radhanatha Swami indossano i gamcha (vesti che coprono i fianchi) ed entrano nel fiume mentre noi facciamo un kirtana sulla riva. Uno dei devoti ha riunito gli ingredienti necessari per i preparativi: miele ed alcuni prodotti della mucca. Jananivasa li chiede e li mescola con le ceneri e con la sacra terra del Gange. Per le ceneri di ciascuno dei due defunti prepara una ciotola fatta con la terra fangosa della riva del fiume e vi pone dentro la mistura preparata. Poi guida Radhanatha Swami nella recita dei mantra e delle preghiere. Tutti gli altri intonano canti per i Vaisnava defunti e osservano attentamente.
Dopo alcuni minuti il rito è completato. I sacerdoti gettano le ceneri nel fiume più lontano possibile; esse vengono trascinate dalla corrente del fiume e così anche l’urna di metallo, che galleggiando mostra una striscia del suo bordo brillante e il suo interno nero, mentre si allontana dalla nostra vista.
Tutti noi cantiamo Hare Krsna e offriamo i nostri ultimi omaggi. Poi saliamo nuovamente sulla barca e ritorniamo a riva. Jananivasa ricorda che Srila Prabhupada fu più esplicito sull’importanza di tenere una festa in occasione della morte di un Vaisnava che sul compimento dei riti connessi con le ceneri. Nondimeno noi tutti ci sentivamo pienamente soddisfatti da quell’esperienza.


RIFLESSIONI

Al ritorno al centro ISKCON di Mayapur, incontriamo Jayadvaita Swami, uno dei primi redattori di BTG, che una volta aveva nominato PB direttore della distribuzione della rivista. Al caldo sole invernale parliamo dei due confratelli defunti.
Radhanatha Swami descrive PB come il “Generale” dell’ashram brahmacari di New Vrindavan, dove all’inizio degli anni settanta Radhanatha Swami ricevette gli insegnamenti basilari della coscienza di Krsna. Anche in mezzo al terreno fangoso della fattoria, PB sembrava che riuscisse a mantenere sempre immacolato il suo dhoti. Tutti i giorni era il primo ad uscire per servizio e riusciva a mantenere sempre gli altri ispirati.
Mi ricordo PB che riferiva le parole di Srila Prabhupada: “Cantate Hare Krsna e siate felici.”
“Questo era un ordine, non una benedizione”, diceva PB. Di questo fece la sua missione: essere sempre felice. Ed è così che lo ricordiamo – sempre sorridente, attivo e pronto ad incoraggiare gli atri.
Sebbene Gopa Gopesvara fosse meno conosciuto da questo gruppo, tutti apprezzarono la notevole determinazione manifestata nella sua vita e nel suo servizio. Ci ricordiamo Srila Prabhupada, molto ammalato alla fine della vita che chiedeva che gli permettessimo di “morire sul campo di battaglia”. Tutti noi concordiamo nel riconoscere che Gopa Gopesvara aveva ricevuto le benedizioni del suo maestro spirituale, rivivendo il suo atteggiamento nel passaggio all’altro mondo mentre era impegnato a distribuire i libri.
Ritorno nella mia stanza soddisfatto di aver fatto il mio dovere. Per me non ci fu rivelazione al Gange, solo la sensazione di fare ciò che sapevo che i miei amici avrebbero voluto. Quando lascerò questo corpo – un’eventualità che improvvisamente mi sembra più reale – possa Krsna ispirare qualcuno a fare gentilmente lo stesso per me.

Kalakantha Dasa, autore dle Sogno Divino (una versione lirica della Bhagavad-gita), abita a Gainsville, in Florida, con sua moglie e i figli. Egli è il direttore dello sviluppo delle risorse per il Progetto di Mayapur.



CALENDARIO VAISNAVA
Festività, Ricorrenze Celebrazioni

Anno 2001 – Gaurabda 515

HRSIKESA MASA
Dal 4 Agosto al 9 Settembre

3 Agosto. Venerdì: Apparizione di Sri Balarama, digiuno fino a mezzogiorno. Termina il Jhulana Yatra.
Inizia il secondo mese di Caturmasya, digiuno di yogurt.

5 Agosto. Domenica: Ricorre la data della partenza di Srila Prabhupada per gli USA.
12 Agosto. Domenica: Sri Krsna Janmastami; Apparizione di Sri Krsna, digiuno fino a mezzanotte, 13 Agosto. Lunedì: Apparizione di Srila Prabhupada, digiuno fino a mezzogiorno.
15 Agosto. Mercoledì: Ekadasi, digiuno di legumi cereali.
16 Agosto. Giovedì: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 06:20 alle 11:00.
23 Agosto. Giovedì Apparizione di Srimati Sita Thakurani (consorte di Sri Advaita).
26 Agosto. Domenica: Radhastami: Apparizione di Srimati Radharani, digiuno fino a mezzogiorno.
29 Agosto. Mercoledì: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
30 Agosto. Giovedì: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 06:36 alle 11:02 Sri Vamana Dvadasi, apparizione di Sri Vamanadeva (il digiuno si osserva fino a mezzogiorno durante il giorno di Ekadasi precedente):
31 Agosto. Venerdì: Apparizione di Srila Bhaktivinoda Thakura, digiuno fino a mezzogiorno.
1 Settembre. Sabato: Scomparsa di Srila Haridasa Thakura.
2 Settembre. Domenica: Sri Visvarupa Mahotsava, Srila Prabhupada accetta l’ordine di sannyasa.

Inizia il terzo mese di Caturmasya, digiuno di latte.

PADMANABHA MASA
Dal 10 Settembre al 14 Settembre

10 Settembre. Lunedì: Arrivo di Srila Prabhupada in USA.
13 Settembre. Giovedì: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
14 Settembre. Venerdì: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 07:54 alle 11:05.

PURUSOTTAMA-ADHIKA MASA
Dal 15 Settembre al 16 Ottobre

27 Settembre. Giovedì: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
29 Settembre. Sabato: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 07:28 alle 11:10.

PADMANABHA MASA
Dal 17 Ottobre al 31 Ottobre

26 Ottobre. Venerdì: Ramacandra Vijayotsava, Apparizione di Sri Madhvacarya.
27 Ottobre. Sabato: Ekadasi, digiuno di legumi e cereali.
28 Ottobre. Domenica: Dvadasi, si interrompe il digiuno dalle 08:07 alle 11:14. Scomparsa di Srila Raghunatha Dasa Gosvami. Scomparsa di Srila Radhunatha Bhatta Gosvami. Scomparsa di Srila Krsnadasa Kaviraja Gosvami.
31 Ottobre. Mercoledì: Sri Krsna Saradiya Rasayatra. Scomparsa di Sri Murari Gupta.

Inizia il quarto mese di Caturmasya, digiuno di urad dahl.